venerdì 1 luglio 2016

Brexit: come gli Inglesi hanno disatteso le aspettative del loro governo (un breve commento)


Dopo la rivolta del 17 giugno
il segretario dell’Unione degli scrittori
fece distribuire nella Stalinallee dei volantini
sui quali si poteva leggere che il popolo
si era giocata la fiducia del governo
e la poteva riconquistare soltanto
raddoppiando il lavoro. Non sarebbe
più semplice, allora, che il governo
sciogliesse il popolo e
ne eleggesse un altro?
La soluzione, Bertold Brecht [1]

Dire che il Brexit è stato un evento storico sarebbe un eufemismo, non a causa delle conseguenze politiche ed economiche di questo voto, ma sopratutto perché, in primo luogo, esso è un sonoro, doloroso e assai umiliante schiaffo sulla faccia collettiva delle “elites” che governano l’Impero Anglo-Sionista. Tutti quanti, non solo Cameron, Merkel e Obama, ma anche e sopratutto, i loro burattinai. E’ uno schiaffo in faccia anche alla classe compradora anglo-sionista che amministra la colonia europea per conto degli Stati Uniti. 

Con questo non voglio affatto dire che tutti quelli che hanno votato per lasciare l’EU lo abbiano fatto con un intento politico nei confronti delle “elites”, anche se qualcuno indubbiamente lo ha fatto, ma così è come lo interpreterà quell’1% di plutocrati che comanda l’Impero. Per loro questa è una specie di insurrezione contadina, una “Jacquerie” se volete, e la normale reazione dei signorotti feudali, minacciati dai loro servi, è quella di reprimere, non negoziare con i servi o, anche meno, “riformare” qualcuno dei loro atteggiamenti.

Abbiamo visto, ripetutamente, come ogni volta che in Europa i referendum non sono andati nel modo auspicato dall’Impero, o quando la politica dell’Impero è stata sconfitta (come in Siria, p.e.), la reazione non è stata quella di cambiare indirizzo o dar prova di avere imparato la lezione, ma quella di raddoppiare la posta e fare quello che i Francesi chiamano “una fuite en avant” (una fuga in avanti).

E questo è ciò che faranno.

Perchè qui c’è in gioco molto di più della Gran Bretagna o dell’Unione Europea. Qui si tratta sopratutto di razzismo. Di certo non il presunto razzismo di chi ha votato “leave”, ma il razzismo, quello vero, delle “elites” anglo-sioniste che, mentalmente, riescono ad accettare il fatto che gli “indolenti terroni” greci non siano felici di stare nell’UE e che possono, quando ce n’è bisogno, ricordare ai Turchi qual’è il loro posto nell’ordine di beccata dell’Impero (la camera della servitù), ma che non possono, e non potranno mai, accettare che membri della loro stessa categoria, la popolazione della Gran Bretagna, le abbiano disattese in un modo così plateale ed umiliante.

L’Europa è governata da quella che il filosofo francese Alain Soral ha appropriatamente chiamato “un’aristocrazia senza nobiltà”, una congrega di signorotti feudali, fedeli solo ai loro padroni al di là dell’Atlantico. Padroni che, tra l’altro, dispongono di proprie truppe di occupazione, la NATO, in modo che gli Europei non si facciano venire strane idee su libertà, sovranità o potere popolare.

Non sto affatto parlando in modo astratto: questa è la realtà dell’Europa di oggi, e gli Inglesi la stanno mettendo a rischio, e questo è qualcosa che nessuno nella classe dirigente potrà o vorrà accettare.

Si parla già di un secondo referendum modificato con qualche ritocco cosmetico, cosa che era già stata fatta in Irlanda; altri hanno suggerito che il Parlamento inglese potrebbe semplicemente ignorare il voto, una cosa che Hollande sta già tentando di fare proprio adesso. E se dovessero esserci proteste o dimostrazioni, può sempre essere decretato uno stato di emergenza per “proteggere la democrazia dalla plebaglia razzista”, com’è stato il caso della Russia nel 1993. Quel che è certo è che il popolo inglese ha “tradito la fiducia del governo” (così la classe dirigente interpreterà la cosa) e al popolo inglese bisognerà insegnare una volta per tutte che non ci si ribella ai propri padroni.

Alla fine, visto che la vera crisi sistemica, politica ed anche morale dell’Europa è diventata ben chiara a tutti, una “soluzione” ovvia sarà quella di rinfocolare le tensioni internazionali con Russia, Siria e Libia. Dopo tutto, il Guardian è già stato abbastanza stupido da accusare il Cremlino di utilizzare gli hooligans calcistici come strumento della “guerra ibrida” russa contro l’Europa.

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Tutto questo genere di assurdità non solo continuerà, ma si allargherà decisamente. E come sappiamo, Putin è quello che ha orchestrato il Brexit o che, come minimo, ci guadagna di più, vero?

La situazione del Brexit è esattamente uguale a quella del 9/11: le classi dirigenti dipendono tutte dal mantenimento del mito perché tutto il loro peso politico si fonda su quel mito.

Ammettere che il 9/11 è stata una demolizione controllata, o ammettere che il progetto dell’Europa Unita è un fallimento, respinto dalle popolazioni europee con molti referendum, sarebbe un suicidio politico per migliaia di politici, esperti, giornalisti, commentatori, ecc. Non c’è semplicemente nessuna possibilità che questo possa succedere.

Il Brexit è simile al 9/11 anche in un altro modo: la reazione popolare alla favola del 9/11 è stato il primo atto di una guerra, quasi dichiarata, da parte del popolo americano contro le “elites” dominanti negli Stati Uniti, guerra che, alla fine, ha portato al riconoscimento del concetto di “1%”, la realizzazione che gli Stati Uniti hanno cessato di essere una democrazia. Allo stesso modo, il Brexit è chiaramente un voto di sfiducia del popolo inglese nei confronti dei suoi governanti, ed un segnale che la legittimità dell’intero sistema politico viene messa apertamente in dubbio. Pensate che stia esagerando?

Pensateci ancora: per votare a favore del Brexit bisogna rifiutare non solo gli atteggiamenti allarmistici della classe politica, ma anche le basse insinuazioni dei media corporativi, le minacce dei tipi come Soros, le avvisaglie apocalittiche che arrivano dalla NATO, ecc. Perciò, se, nonostante tutto, avete votato “leave”, avete rigettato l’autorità e la credibilità dell’intera struttura politica e, una volta che viene messa in dubbio la credibilità, questo vale anche per la legittimità.

A proposito, qualcosa di simile sta accadendo ora negli Stati Uniti, dova la gente sta manifestando un forte sostegno a Trump, anche se le “elites” dominanti sono impegnate in una enorme campagna d’odio contro di lui.

Le “elites” negli Stati Uniti e in Gran Bretagna sanno che la loro posizione e la loro legittimità sono messe in dubbio, e devono muoversi per fermare questo processo di disintegrazione politica. Con le parole di Brecht, tenteranno ora di “sciogliere il popolo per eleggerne un altro”?

Adesso le cose si fanno veramente brutte.


The Saker

[1]Poesie 1933-1956, Torino, Einaudi 1977, p. 665

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Pubblicato su Thesaker.is il 28 giugno 2016
Tradotto in italiano da Mario per Sakeritalia.it

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