Dopo la rivolta del 17 giugno
il segretario dell’Unione degli scrittori
fece distribuire nella Stalinallee dei volantini
sui quali si poteva leggere che il popolo
si era giocata la fiducia del governo
e la poteva riconquistare soltanto
raddoppiando il lavoro. Non sarebbe
più semplice, allora, che il governo
sciogliesse il popolo e
ne eleggesse un altro?
La soluzione, Bertold Brecht [1]
Dire che il Brexit è stato un evento
storico sarebbe un eufemismo, non a causa delle conseguenze politiche ed
economiche di questo voto, ma sopratutto perché, in primo luogo, esso è
un sonoro, doloroso e assai umiliante schiaffo sulla faccia collettiva
delle “elites” che governano l’Impero Anglo-Sionista. Tutti quanti, non
solo Cameron, Merkel e Obama, ma anche e sopratutto, i loro burattinai.
E’ uno schiaffo in faccia anche alla classe compradora
anglo-sionista che amministra la colonia europea per conto degli Stati
Uniti.
Con questo non voglio affatto dire che tutti quelli che hanno
votato per lasciare l’EU lo abbiano fatto con un intento politico nei
confronti delle “elites”, anche se qualcuno indubbiamente lo ha fatto,
ma così è come lo interpreterà quell’1% di plutocrati che comanda
l’Impero. Per loro questa è una specie di insurrezione contadina, una “Jacquerie”
se volete, e la normale reazione dei signorotti feudali, minacciati dai
loro servi, è quella di reprimere, non negoziare con i servi o, anche
meno, “riformare” qualcuno dei loro atteggiamenti.
Abbiamo visto, ripetutamente, come ogni
volta che in Europa i referendum non sono andati nel modo auspicato
dall’Impero, o quando la politica dell’Impero è stata sconfitta (come in
Siria, p.e.), la reazione non è stata quella di cambiare indirizzo o
dar prova di avere imparato la lezione, ma quella di raddoppiare la
posta e fare quello che i Francesi chiamano “una fuite en avant” (una fuga in avanti).
E questo è ciò che faranno.
Perchè qui c’è in gioco molto di più
della Gran Bretagna o dell’Unione Europea. Qui si tratta sopratutto di
razzismo. Di certo non il presunto razzismo di chi ha votato “leave”,
ma il razzismo, quello vero, delle “elites” anglo-sioniste che,
mentalmente, riescono ad accettare il fatto che gli “indolenti terroni”
greci non siano felici di stare nell’UE e che possono, quando ce n’è
bisogno, ricordare ai Turchi qual’è il loro posto nell’ordine di beccata
dell’Impero (la camera della servitù), ma che non possono, e non
potranno mai, accettare che membri della loro stessa categoria, la
popolazione della Gran Bretagna, le abbiano disattese in un modo così
plateale ed umiliante.
L’Europa è governata da quella che il
filosofo francese Alain Soral ha appropriatamente chiamato
“un’aristocrazia senza nobiltà”, una congrega di signorotti feudali,
fedeli solo ai loro padroni al di là dell’Atlantico. Padroni che, tra
l’altro, dispongono di proprie truppe di occupazione, la NATO, in modo
che gli Europei non si facciano venire strane idee su libertà, sovranità
o potere popolare.
Non sto affatto parlando in modo
astratto: questa è la realtà dell’Europa di oggi, e gli Inglesi la
stanno mettendo a rischio, e questo è qualcosa che nessuno nella classe
dirigente potrà o vorrà accettare.
Si parla già di un secondo referendum
modificato con qualche ritocco cosmetico, cosa che era già stata fatta
in Irlanda; altri hanno suggerito che il Parlamento inglese potrebbe
semplicemente ignorare il voto, una cosa che Hollande sta già tentando
di fare proprio adesso. E se dovessero esserci proteste o dimostrazioni,
può sempre essere decretato uno stato di emergenza per “proteggere la
democrazia dalla plebaglia razzista”, com’è stato il caso della Russia
nel 1993. Quel che è certo è che il popolo inglese ha “tradito la
fiducia del governo” (così la classe dirigente interpreterà la cosa) e
al popolo inglese bisognerà insegnare una volta per tutte che non ci si
ribella ai propri padroni.
Alla fine, visto che la vera crisi
sistemica, politica ed anche morale dell’Europa è diventata ben chiara a
tutti, una “soluzione” ovvia sarà quella di rinfocolare le tensioni
internazionali con Russia, Siria e Libia. Dopo tutto, il Guardian è già
stato abbastanza stupido da accusare il Cremlino di utilizzare gli
hooligans calcistici come strumento della “guerra ibrida” russa contro
l’Europa.
Tutto questo genere di assurdità non
solo continuerà, ma si allargherà decisamente. E come sappiamo, Putin è
quello che ha orchestrato il Brexit o che, come minimo, ci guadagna di
più, vero?
La situazione del Brexit è esattamente
uguale a quella del 9/11: le classi dirigenti dipendono tutte dal
mantenimento del mito perché tutto il loro peso politico si fonda su
quel mito.
Ammettere che il 9/11 è stata una
demolizione controllata, o ammettere che il progetto dell’Europa Unita è
un fallimento, respinto dalle popolazioni europee con molti referendum,
sarebbe un suicidio politico per migliaia di politici, esperti,
giornalisti, commentatori, ecc. Non c’è semplicemente nessuna possibilità che questo possa succedere.
Il Brexit è simile al 9/11 anche in un
altro modo: la reazione popolare alla favola del 9/11 è stato il primo
atto di una guerra, quasi dichiarata, da parte del popolo americano
contro le “elites” dominanti negli Stati Uniti, guerra che, alla fine,
ha portato al riconoscimento del concetto di “1%”, la realizzazione che
gli Stati Uniti hanno cessato di essere una democrazia. Allo stesso
modo, il Brexit è chiaramente un voto di sfiducia del popolo inglese nei
confronti dei suoi governanti, ed un segnale che la legittimità
dell’intero sistema politico viene messa apertamente in dubbio. Pensate
che stia esagerando?
Pensateci ancora: per votare a favore
del Brexit bisogna rifiutare non solo gli atteggiamenti allarmistici
della classe politica, ma anche le basse insinuazioni dei media
corporativi, le minacce dei tipi come Soros, le avvisaglie apocalittiche
che arrivano dalla NATO, ecc. Perciò, se, nonostante tutto, avete
votato “leave”, avete rigettato l’autorità e la credibilità
dell’intera struttura politica e, una volta che viene messa in dubbio la
credibilità, questo vale anche per la legittimità.
A proposito, qualcosa di simile sta
accadendo ora negli Stati Uniti, dova la gente sta manifestando un forte
sostegno a Trump, anche se le “elites” dominanti sono impegnate in una
enorme campagna d’odio contro di lui.
Le “elites” negli Stati Uniti e in Gran
Bretagna sanno che la loro posizione e la loro legittimità sono messe in
dubbio, e devono muoversi per fermare questo processo di
disintegrazione politica. Con le parole di Brecht, tenteranno ora di “sciogliere il popolo per eleggerne un altro”?
Adesso le cose si fanno veramente brutte.
The Saker
[1]Poesie 1933-1956, Torino, Einaudi 1977, p. 665
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Pubblicato su Thesaker.is il 28 giugno 2016
Tradotto in italiano da Mario per Sakeritalia.it
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