martedì 12 luglio 2016

Il collasso della banche italiane. Come replica dell’8 Settembre.


Quanto prenderà Antonio Patuelli, banchiere, per fare il presidente dell’ABI (Associazione  Bancaria Italiana)? 200 mila? 400 mila l’anno? Confesso che sono stato tentato di scrivere a quel nobile consesso di banchieri: prendete me, posso essere stupido come lui a un terzo del suo prezzo. Per fortuna mi sono trattenuto. Non è certo  il risparmio sugli emolumenti a determinate le scelte all’ABI, che abbiano bisogno di risparmiare – tanto sono soldi nostri, mica loro. Ma è che, ripensandoci, no, il mestiere di Patuelli non lo so fare. Quando ha detto, tuonando, che non  deve essere applicato il bail-in (ossia che nelle banche dissestate ci rimettono i soldi gli azionisti  e poi anche i depositanti) perché è contrario alla Costituzione, mi sono tolto il cappello: no, mi sono detto, a questi vertici, io, non oserei mai giungere.

Ora capisco quali qualità rare ed eccezionali pagano gli emolumenti di presidente dell’ABI. Ovviamente non la competenza (basta pensare che prima di Patuelli, i banchieri avevano scelto a rappresentarli Mussari, capo del Monte Paschi), non l’intuizione, né gli studi teorici, nemmeno l’intelligenza, ma solo una cosa: la faccia di bronzo. Una spessa, risonante faccia di bronzo.

Perché banchieri italiani, Bankitalia, ministro, capo del governo, hanno firmato questa normativa voluta dai tedeschi  che ora denunciano. L’hanno firmata nel 2014. Mia zia Carolina può ignorarlo, ma un Patuelli, un Visco, un Renzi sanno che cos’è il bail-in: significa azzerare o tagliare il valore delle azioni, di tutte le obbligazioni e dei saldi di conto corrente per la parte sopra i 100 mila euro, fino a ridurre del 12% le passività di qualunque banca che riceva un aiuto di Stato.

Significava un duro taglio ad azionisti “amici” e a depositanti  del partito o della cosa vicina; eppure hanno firmato. Hanno  accettato le condizioni. Nel 2014, senza eccepire alcunché. Il bail-in è entrato in vigore a gennaio 2016, e ancora questi sono stati d’accordo. Solo a luglio, quando davvero bisogna salvare il sistema bancario italiano, costoro scoprono che il bail-in non possono farlo (impopolare, politicamente impossibile), e chiedono alla Merkel di fare il bail-out (ossia accollare le perdite delle loro banche allo Stato, ai contribuenti).

Ora,  scoprire pure che ciò che hanno firmato senza fiatare su ordine tedesco e BCE, è “incostituzionale”, è veramente un colpo che vale la paga principesca. Io non sarei riuscito.
Mi sarei vergognato troppo.

“Senza vergogna”, ecco la qualità meglio pagata in Italia. Sapete cosa mi ricorda? 

Un nome: Badoglio. Quello di Caporetto e quello dell’8 settembre 1943, che scappa sulla nave Baionetta lasciando all’EIAR il disco dove la sua voce dice: la guerra continua. Infatti è una riedizione di Caporetto, anche questa bancaria; le nostre banche sono così disastrate che la Merkel e Schauble hanno dovuto acconsentire in qualche modo a Renzi di fare il bail-out invece del bail-in, altrimenti il contagio si espande e fa collassare l’intera area euro e oltre.

A Caporetto, in fondo, fu lo stesso: la rotta italiana, improvvisa, nel settore sotto il comando di Badoglio (che sparì per ore, si scoprì poi che aveva posto il suo nuovo quartiere generale in una villa di lusso a Padova, molto indietro, diciamo), mise a rischio gli equilibri sui fronti alleati, che dovettero mandare truppe a sostenere le nostre – altrimenti gli austriaci sarebbero arrivati a Milano.

Oggi, è come nel ’43: i nostri generali mai sollevata un’eccezione, mai rischiato la poltrona dicendo la verità al duce sulla nostra impreparazione; ai tedeschi poi – chi più servile e pedissequo di loro?

Sempre a dire sì, sempre a dichiararsi certi dell’immancabile vittoria dell’Asse – per poi crollare e  mettersi d’accordo col nemico, cercando pure di farlo di nascosto. E i tedeschi scoprirono che rubavano pure il carburante, ce n’erano pieni i depositi, mentre la nostra Marina non lo faceva arrivare a Rommel e all’Afrika Corps.

Ma questo mi chiedo: ancora non ci conoscono, i tedeschi?

“La bancarotta dello Stato italiano va assolutamente evitata”, scrive ora il Deutsche Wirtschaft Nachrichten: “La situazione del settore bancario italiano è critica. Essa può potenzialmente portare l’Italia al fallimento dello Stato… Le  conseguenze del crollo in Italia sarebbero incalcolabili per l’intera zona euro”.

Ma solo adesso ve ne accorgete, tedeschi?  Non vi ricordate di come abbiamo sempre fatto?  “Le banche italiane sono solide”, vi hanno detto Padoan e Renzi; e voi ci avete creduto? “Siamo in grado di tenere solidamente il fronte; mandateci solo più gasolio”, dicevano i generali Capello, Badoglio,  Castellano – e già avevano contatti con gli alleati per il voltafaccia.

La bancarotta delle banche italiane è la replica dell’8 settembre. Se vuole “salvare l’euro” la Germania dovrà pagare caro – visto che non basterà accollare ai contribuenti solo italiani un bail-out di 40 miliardi, e nemmeno di 150; i crediti andati a male delle banche italiane sono 380 miliardi – un quinto del Pil nazionale, e cosa volete che gli facciano i 40? – dovrete pagare, tedeschi, le centinaia di miliardi che avete risparmiato  negando i trasferimenti interni necessari per fare dell’euro una zona monetaria vera; dovrete pagare quel che avete negato alla Grecia, sputare quel che avete lucrato facendo dell’euro il vostro marco, e rubandoci i mercati. 

Naturalmente, come è politicamente impossibile vendere ai risparmiatori toscani del PD il bail-in, ossia la loro tosatura, ancor più impossibile sarà vendere all’elettorato tedesco la proposta di svenarsi per salvare le banche italiane, sennò collassa l’euro.

L’euro collasserà, e nel peggiore dei modi – in disordine ostile, come doveste ritirarvi dall’Italia che aveva cambiato alleanza.

Se ci ripenso, poi… almeno Hitler non ci voleva in guerra, gli bastava la nostra amichevole neutralità.

Invece siete stati voi a volerci nell’euro: Kohl, “se non entrano gli italiani, nemmeno la Germania”.

Vi parve di essere furbi: ci avevate tolto l’arma della svalutazione competitiva, eravamo vostri concorrenti in molti settori (nelle macchine utensili vi battevamo). Eppure voi stessi avevate stabilito che non si può entrare nell’euro con un rapporto debito Pil superiore al 60%, e noi avevamo il 120.

Furbi, avete pensato: così li teniamo sotto schiaffo, sotto accusa morale continua.

Naturalmente anche i nostri governanti – anzi tutti noi, confessiamolo – hanno accettato condizioni draconiane, hanno firmato trattati che sapevamo bene non poter sostenere, abbiamo aderito a norme che avrebbero distrutto la nostra economia – insomma ancora una volta siamo venuti in guerra con le scarpe di cartone; per di più Prodi ci ha fatto entrare nell’euro con un cambio assurdamente sfavorevole: come il duce che vantava gli 8 milioni di baionette e “la lira che fa’ aggio sulla sterlina”, lo sciagurato.

Ora, perché i nostri politici hanno firmato condizioni di entrata proibitive? Fra gli applausi frenetici delle plebi italiote, le più euro-entusiaste? Che erano in fondo una replica del ruggito della folla che ascoltò, il 10 giugno 1940, la dichiarazione di guerra alle potenze demo-plutocratiche?

Eppure ormai dovreste, dovremmo sapere il perché. Il ragionamento che c’è dietro a questo prendere impegni che si sa di non poter onorare. “Entriamo nell’euro – accettiamo di rientrare dal debito pubblico a tappe forzate – giuriamo che faremo il pareggio di bilancio – accettiamo il bail-in  –  firmiamo tutto, poi ci mettiamo d’accordo a Bruxelles,  troveremo il modo di fare come prima”. 

Perché in Italia si fa così, è questa la base della politica italiota: si varano leggi anche assurde e durissime, e poi “ci si mette d’accordo a Roma”, o a “Palermo”.

Accordo fra maggioranza e opposizione, accordo fra partiti e Confindustria, accordo sottobanco fra banche e aziende amiche.

E’ così che si fa politica in Italia. E’ il metodo di legislazione “aum-aum”, i cui effetti vedete attorno a noi: per dire, ogni anno governo e parlamento varano cento nuove leggi in materia fiscale, sempre più minuziose e pesanti di adempimenti per i produttori, e poi continuano denunciare che ci sono “160 miliardi di evasione”. Lo dimostra la frequenza con cui, nel “dibbattito politico”, salta fuori la frase: “la legge c’è già”. 

Non si riesce a licenziare i fancazzisti che timbrano il cartellino? “La legge c’è, basta applicarla”.

Impedire che i magistrati passino intercettazioni sputtananti di avversari politici ai giornali amici?

“Non serve una disciplina specifica, la legge c’è già”, pontifica il CSM. “E’ già vietato pubblicare intercettazioni non pertinenti”, fulmina Davigo il giudice-moralizzatore. La frequenza con cui si dice, di fronte ad ogni problema, che “la legge c’è già”, significa che essa non viene applicata da chi  ne avrebbe l’obbligo: dai giudici, dai dirigenti pubblici, dalla burocrazia alta e bassa, dai cosiddetti “responsabili”.   

Anzi tutto il sistema giuridico italiota, nella sua integralità, è un aum-aum: tant’è vero che un presidente della repubblica, certo Cossiga, raccontò di come vigesse una Costituzione “materiale” che si discostava molto dalla Costituzione scritta dai padri fondatori.
Variamo  la Costituzione più bella del mondo; tanto poi ci mettiamo d’accordo a  Roma….”
Così negli anni ’90: entriamo nell’euro, si sono detti i nostri politici, poi ci mettiamo d’accordo in Europa, strizziamo l’occhio a Bruxelles, ci facciamo amico Schauble. Naturalmente è il nostro  provincialismo disperato che ci impedisce di capire che “in Europa” il metodo aum-aum non funziona. Intendiamoci, non che a  Bruxelles, Francoforte a Strasburgo non ce ne sia: ma è in una lingua straniera, e noi non ne parliamo nessuna; siamo furbi solo nel nostro dialetto.

Lassù,  siamo dei cretini.

Cretini non è l’aggettivo giusto; servi silenziosi e intimoriti, è forse meglio. Come quei generali, quei Badoglio, quei Carbone, quel Bergonzoli, quei Visconti Brasca, quei comandanti di corpi d’armata  basiti di fronte all’efficienza militare dell’“alleato tedesco”, in soggezione di fronte a Rommel e al suo genio, di fronte ai generali tedeschi che li salvano da greci e albanesi da cui se l’erano fatte menare, ammutoliti dalla loro professionalità dalla loro competenza – ma, sia chiaro, una stupefazione che coesiste nelle loro menti italiote con un aggettivo romanesco: “Anvedi ‘sti fanatici”.

Un  muta sorpresa che non comprende l’ammirazione, e ancor meno il desiderio di emulazione. Sì, perché nelle loro carriere militari, la competenza e decisione, è “da fanatici”, e c’è un modo aum-aum di fare la guerra.

Così, ammettetelo, è andata nell’Unione Europea. Appena entrata  nell’euro, l’Italia ha cominciato a deperire, a perdere mercati – com’era logico e prevedibile – ma loro zitti. Mai hanno detto “a Bruxelles” che non ce la facevamo; mai abbiamo posto “a Berlino” il problema. “Bilanci in pareggio!”, strillava Berlino, e nostri capi: Ja Mein Fueher,  obbediamo. Dopo la crisi americana dei subprime, la nostra economia è diventata cachettica; ma non abbiamo fatto presente a “Bruxelles” che non reggevamo più.

Anzi ci siamo fatti mandare un generale Carbone, nella persona di Monti, per stringerci le viti, farci austeri secondo le regole che (del resto) abbiamo firmato, troncare i consumi, rientrare nel deficit  – sotto sotto, cominciando a dirci: “Anvedi ‘sti fanatici”, ma ufficialmente, senza mai fiatare una obiezione, senza mai assumersi il rischio di dire no, o almeno di mostrare che l’Italia era in stagnazione e la deflazione le faceva male. “No, tranquilli, reggiamo il fronte. Le nostre banche sono più solide delle vostre”.

Ci siamo fatti risucchiare il sangue. Le nostre banche, si sono riempiti di crediti inesigibili: l’80 per cento, da aziende debitrici aum-aum, che stavano agonizzando ma senza dire boh, “perché siamo nell’euro”. Quando i crediti marci sono arrivati a 360 miliardi di euro, un quinto del Pil nazionale, vi siete meravigliati, avete capito che errore è stato mettervi ancora una volta con noi italiani. Crediti inesigibili lasciati crescere il venti per cento del Pil? In euro!?

Chi doveva vigilare? Perché non è in galera, oggi?

Perché è stato zitto Badoglio – voglio dire il Visco di Bankitalia? Quelli della Consob? I banchieri dell’ABI? Mica è successo in un giorno. Ci sono voluti otto anni di declino. Otto anni – dal 2007 – in cui l’economia italiana è deperita di un altro dieci per cento, durante cui  è caduta tre volte in recessione mentre voi tedeschi diventavate più prosperi e potenti. Anni in cui, per dirne una, gli elettrodomestici – settore dove eravamo leader mondiali – ne producevamo ancora 24 milioni di pezzi nel 2007, ma sono scesi a 13 milioni nel  2012: cosa volete che pagassero i debiti, le aziende che stavano perdendo il 59% della produzione di frigoriferi  e il 75% della produzione di cucine?”.

Era la disfatta di Caporetto. Era il collasso. La rottura delle nostre armate di cartone, e i nostri governanti aum-aum  non ve l’hanno detto.

I vostri fedelissimi  europeisti Prodi, Monti, Napolitano, Letta  jr…. Non sapevano come rimediare, non hanno la competenza e la professionalità, né l’energia morale, e quindi se ne sono stati zitti. Fino  alla rivelazione: salvateci perché sennò crolla l’euro, anzi l’Europa intera. La resa combinata col voltafaccia, in pieno stile 8 Settembre.

Patuelli come Badoglio: non si può fare il bail-in (lui che l’ha firmato) si faccia il bailout! (Badoglio: basta dittatura! Antifascismo! Combattiamo a fianco delle democrazie!)

E’ esattamente così. Su questo l’idea giusta l’ha l’amico Paolo Rebuffo: “Hanno ragione i tedeschi, non serve denaro pubblico per Montepaschi”. La sua tesi è: Montepaschi ha emesso 5 miliardi di obbligazioni subordinate, quelle che ha sbolognato ai “poveri risparmiatori” (piddini di Siena e Italia Rossa). Ebbene, la cosa da fare è convertire  queste obbligazioni in azioni. Ai “poveri risparmiatori” piddini azionisti loro malgrado, resterebbe in mano qualcosa invece del nulla; “con la speranza  di recuperare  qualcosa e anche tutto, in futuro”.
Perché e Come la BRRD (Bail-IN compreso) è una buona soluzione per il Monte dei Paschi

Ma allora Perché Patuelli, ABI, Confindustria, Visco, il governo e tutti gli altro Badoglio reclamano a voce stentorea il Bail-out? Perché la conversione delle obbligazioni in azioni porterebbe “la perdita del controllo da parte degli attuali grandi azionisti i quali certamente si vedrebbero fatti fuori dalla diluizione e soprattutto fatti fuori dagli organismi che decidono a chi concedere credito e soprattutto a chi continuare a fare credito (ho detto per caso Coop e PD?)… Niente più capitalismo relazionale e controllo politico”.

Capito? Non vogliono mollare  l’osso. Per questo sono improvvisamente diventati anti-UE, loro che per decenni sono stati “federalisti” al massimo. Anche Badoglio diventò democratico e antifascista.

E sapete già tutti come andrà a finire. La storia lo insegna. Badoglio morto nel suo letto, coronato di lauri, mai processato, nella sua tenuta, onusto degli emolumenti e medaglie lucrate dal fascismo e dall’antifascismo. A piazzale Loreto, finirono appesi dal popolo italiano non lui e i suoi pari, ma quelli che si erano vergognati di tradire e vollero tener fede alla parola data, ai patti sottoscritti (magari, non da loro): Claretta e Barracu, Starace e Pavolini, Mezzasoma e Nicola Bombacci, comunista…“anvedi ‘sti fanatici.

E’ una costante italiota: la faccia di bronzo come ultima risorsa del disonore, la vittoria  permanente dei “senza vergogna”. Il popolo italiano ci si trova meglio con loro.


Maurizio Blondet


fonte: http://www.maurizioblondet.it/collasso-della-banche-italiane-replica-dell8-settembre/

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