martedì 12 luglio 2016

La Cina sconvolge l’ordine finanziario mondiale

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Primo incontro della Banca asiatica per gli investimenti in infrastrutturali
Nel primo incontro annuale della Banca asiatica per gli investimenti infrastrutturali (AIIB) tenutasi a Pechino, i cinesi hanno rivelato l’intenzione di avere la leadership mondiale del finanziamento delle infrastrutture. Entro quest’anno, è probabile che l’AIIB accoglierà più di 100 Paesi aderenti permettendo di divenire il primo istituto di credito multilaterale controllato dai più importanti Paesi emergenti nella storia. Tuttavia, l’AIIB ancora deve decidere se abbandonare il dollaro, perché solo così l’egemonia degli Stati Uniti sulla finanza internazionale sarà colpita a morte.
La Cina supera gli Stati Uniti nel finanziamento delle infrastrutture globali. La finanza internazionale è in via di trasformazione, nonostante la forte opposizione della cupola del potere statunitense. 

L’anno scorso, a Washington, alti funzionari cercarono di sabotare l’avvio della Banca asiatica per gli investimenti infrastrutturali (AIIB), fallendo. In realtà, chi appariva un presunto fedele alleato del governo degli Stati Uniti, come Germania, Francia, Italia e Regno Unito, alla fine decise di aderire al nuovo istituto di credito multilaterale promosso da Pechino.

Il presidente Barack Obama non poteva concepire che in pochi mesi l’AIIB avesse l’appoggio di oltre 50 Paesi. Senza dubbio, la Cina precipita il declino mondiale degli USA. Nell’aprile 2015, Larry Summers, segretario al Tesoro del presidente Bill Clinton, disse che la riuscita convocazione dell’AIIB rappresenta uno degli episodi più drammatici per l’egemonia degli Stati Uniti: 
Il mese scorso può essere ricordato come quello in cui gli Stati Uniti persero il ruolo di garante del sistema economico globale” (1).
Pechino rinvia la grande offensiva contro il dollaro
Tuttavia, finora la Cina ha agito con estrema cautela. Così, quasi tutti i Paesi del gruppo dei 7 (G-7 formato da Germania, Canada, Stati Uniti, Francia, Italia, Giappone e Regno Unito) salutarono l’avvio dell’AIIB. Tuttavia, se è vero che la straordinaria attrattiva di Pechino mina l’influenza di Washington nel finanziamento delle infrastrutture globali (2), l’AIIB è riluttante ad abbandonare il dollaro. Anche se molti specularono (3) sui prestiti dell’AIIB denominati in yuan, o forse in valuta locale, ad oggi i crediti sono emessi nella valuta statunitense. 

Inoltre, si noti che dei quattro prestiti approvati nei primi sei mesi di quest’anno, pari a 509 milioni di dollari, tre sono legati a progetti d’investimento assieme alle istituzioni del vecchio ordine finanziario mondiale, costruito ad immagine degli USA dopo la seconda guerra mondiale. A mio avviso, i cinesi vogliono approfittare delle scorte che hanno investito nelle Banca mondiale e Banca asiatica di sviluppo, nonché sulle eccellenti relazioni stabilite con l’Europa. 

Attualmente l’AIIB finanzia un programma di miglioramento residenziale in Indonesia, attraverso un prestito di 216,5 milioni di dollari assieme alla Banca mondiale; la costruzione dell’autostrada in Pakistan da 100 milioni avviene in collaborazione con la Banca asiatica di sviluppo e il dipartimento per lo Sviluppo Internazionale del Regno Unito; un prestito di 27,5 milioni di dollari, finanziato assieme alla Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo, viene utilizzato per aggiornare un’autostrada in Tagikistan; l’elettrificazione di aree rurali del Bangladesh, attraverso un prestito di 165 milioni, è l’unico progetto che l’AIIB attua in modo indipendente.

La vocazione globale dell’AIIB
Tuttavia, la nascita dell’AIIB è una svolta nella storia delle istituzioni di credito multilaterali, essendo la prima (oltre alla nuova banca di sviluppo dei Paesi BRICS) in cui le economie emergenti sono i principali azionisti (4). I contributi economici delle tre potenze orientali dei BRICS sono schiaccianti: la Cina col 29,78%, seguita dall’India coll’8,36% e dalla Russia col 6,53%. Al contrario, i 20 partner non-regionali dell’AIIB contribuiscono solo per un quarto sul capitale autorizzato da 100 miliardi di dollari (5). 

In un primo momento, AIIB fu concepita per finanziare soprattutto i Paesi asiatici, tuttavia sembra che la Cina preveda di trasformarla in istituto dalla vocazione globale, riunendo le aspirazioni di tutte le economie emergenti (6). In questa prospettiva, alla cerimonia di apertura del primo vertice annuale a Pechino di giugno, il presidente dell’AIIB, il cinese Jin Liqun, annunciava che si valutava l’adesione di altri 24 Paesi (7). 

In America Latina, Cile, Colombia e Venezuela sono candidati; in Africa hanno presentato la candidatura Algeria, Libia, Nigeria, Senegal e Sudan. Si evidenzia anche la candidatura del Canada che insieme a Messico e Stati Uniti fa parte dell’Accordo di libero scambio nordamericano (NAFTA); in Europa, Cipro, Grecia e Irlanda sono estremamente interessate. Se tutto fila come finora, é possibile che entro quest’anno l’AIIB accolga più di 100 Paesi (8), cioè avrà almeno 34 aderenti in più rispetto alla Banca asiatica di sviluppo, anche se rimarrà lontana dai 183 Paesi aderenti alla Banca mondiale.

Optando per un mondo multipolare
L’AIIB ha molti compiti d’assolvere. Anche se la regione asiatica ha registrato elevati tassi di crescita del prodotto interno lordo (PIL) negli ultimi due decenni, non è riuscita ad avere un sistema infrastrutturale di primo piano. Sultan Ahmad al-Jabir, ministro degli Emirati Arabi Uniti, ha rivelato che in Asia-Pacifico quasi 1500 milioni di persone non hanno servizi igienici di base, 260 milioni non hanno accesso all’acqua potabile e almeno 500000 non hanno la luce nelle loro case (9). In conclusione, il primo vertice annuale dell’AIIB mostra la determinazione della Cina a farsi sentire nella ‘Serie A’ della finanza internazionale. 

Nella costruzione della nuova “Via della Seta” (10), l’AIIB è un potente contrappeso all’influenza geo-economica di Stati Uniti e Giappone nella regione asiatica. Tuttavia, per accelerare la costruzione dell’ordine mondiale multipolare è fondamentale che i manager dell’AIIB finalmente si decidano a rottamare il dollaro e, soprattutto, a non abbandonare mai la promessa di migliorare le condizioni di vita dell’umanità.


Ariel Noyola Rodríguez, economista laureatosi presso l’Università Nazionale Autonoma del Messico (UNAM)
 
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Note
1. “Time US leadership woke up to new economic era“, Lawrence Summers, Financial Times, 5 aprile 2015.
2. “The AIIB: The infrastructure of power“, The Economist, 2 luglio 2016.
3. “China seeks role for yuan in AIIB to extend currency’s global reach“, Cary Huang, The South China Morning Post, 14 aprile 2015.
4. “Beijing, el crepúsculo asiático post-Bretton Woods“, Ariel Noyola Rodríguez, Red Voltaire, 1 novembre 2014.
5. “Asian Infrastructure Investment Bank: Articles of Agreement“, Asian Infrastructure Investment Bank.
6. “President’s Opening Statement 2016 Annual Meeting of the Board of Governors Asian Infrastructure Investment Bank“, Asian Infrastructure Investment Bank, 25 giugno 2016.
7. “AIIB expansion plans underscore China’s global ambitions“, Tom Mitchell, Financial Times, 26 giugno 2016.
8. “AIIB will have 100 countries as members by year-end: Jin Liqun“, Li Xiang, China Daily, 31 maggio 2016.
9. “The AIIB has been designed to benefit all“, Sultan Ahmad al-Jabir, China Daily, 25 giugno 2016.
10. “China’s AIIB seeks to pave new Silk Road with first projects“, Tom Mitchell & Jack Farchy, Financial Times, 19 aprile 2016.


Traduzione di Alessandro Lattanzio – SitoAurora

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