L’ultima visita del Primo ministro
giapponese Shinzo Abe a Mosca, avvenuta il 27 aprile, è stata senza
dubbio un evento cruciale per le future relazioni bilaterali tra Mosca e
Tokyo, tali da influenzare la situazione geopolitica del grande
scenario politico. Va notato che non più di quattro mesi prima il leader
russo Vladimir Putin compiva una visita ufficiale a Tokyo.
Se si
considera che Putin e Abe hanno avuto 17 colloqui in varie occasioni, è
sicuro che di tutti i capi occidentali, ed Abe rientra in questa
categoria dato l’allineamento di Tokyo, il primo ministro è stato il più
aperto ai colloqui.
Ciò può essere parzialmente spiegato
dall’attenzione particolare che Tokyo presta al cosiddetto “problema dei
Territori del Nord”, mentre Mosca è particolarmente interessata a
perseguire la cooperazione economica con il Giappone. Recentemente,
entrambi i Paesi affrontano sempre più sfide in politica estera,
costringendoli ad adattarsi alla situazione.
Poiché la situazione nella
regione asiatico-pacifica si fa sempre più complicata, soprattutto sulla
fascia che si estende dalla penisola coreana allo Stretto di Malacca, i
principali attori sono spinti a stringere i contatti per reagire
rapidamente a sfide imminenti; ed è difficile dubitare che Federazione
Russa e Giappone siano in prima linea nella politica regionale attuale.
Le crisi che si verificano ogni anno nella regione sembrerebbero
sorprendenti per chi non abbia familiarità con la situazione nella
regione asiatico-pacifica.
Tuttavia, dalla fine del 2016, le attuali
tensioni nella penisola coreana sono al centro della maggior parte dei
media internazionali e degli analisti politici. Pertanto, la seria crisi
sulla sicurezza che potrebbe rapidamente divenire un problema globale, è
stato il principale argomento discusso da Putin e Abe. Tuttavia, va
notato che né Russia né Giappone sono il primo violino nel “grande gioco
politico” della penisola coreana.
I principali attori del fronte
coreano sono Stati Uniti e Cina. Pertanto, sembra naturale che il leader
del Giappone, che gode di stretti legami con gli Stati Uniti, sia
giunto a Mosca con una posizione approvata da Washington. Non c’è dubbio
che l’esito dei colloqui di Abe con Vladimir Putin sarà portato
all’attenzione della Casa Bianca una volta che il primo ministro del
Giappone sarà a Londra.
L’ultima posizione di Washington sulla
situazione nella penisola coreana fu formulata poche giorni prima del
viaggio di Abe in Russia, secondo cui la RPDC sarà considerata violare
regolarmente le varie risoluzioni del Consiglio di sicurezza delle
Nazioni Unite.
Al fine di porre fine a queste “violazioni”, Stati Uniti e
loro alleati prevedevano maggiore pressione diplomatica ed economica su
Pyongyang. Non c’è dubbio che la Casa Bianca esorterà tutti gli attori
regionali ad osservare questa posizione. Tuttavia, va aggiunto che
questa “pressione” è accompagnata da varie provocazioni militari,
l’ultima delle quali è il sottomarino nucleare statunitense ospitato in
un porto sudcoreano.
A loro volta, Cina e Russia, riconoscendo la
validità delle rivendicazioni contro Pyongyang, sottolineano che
quest’ultima è sotto la pressione del possibile confronto militare con
la Corea del Sud. Pertanto, un aggravamento pericoloso della situazione
nella penisola coreana, che può essere evitato solo dal blocco
temporaneo del programma missilistico e nucleare nordcoreano e dalla
sospensione simultanea delle grandi manovre militari
statunitensi-sudcoreane attuate presso il confine della RPDC.
In linea di principio, questo periodo potrebbe essere usato per risolvere vari problemi fondamentali nella penisola coreana. Tuttavia, la crisi non può essere completamente risolta senza che Washington cambi sull’aggressività nell’arena internazionale.
Tuttavia,
l’amministrazione statunitense ha deciso di dedicarsi ai tentativi di
risolvere vari problemi interni. Ciò significa che Washington avrà
bisogno dell’immagine del “regime imprevedibile della Corea del nord”,
anche se essi stessi sono stati accusati d'”imprevedibilità” per
l’improvviso attacco missilistico contro la Siria. Pertanto, la
discussione sul problema della crisi coreana tra Abe e Putin era
essenzialmente un tentativo di riavviare i colloqui nel formato più
ampio che includa Stati Uniti, la Cina, Russia, Giappone e Coree.
I
colloqui in questo quadro furono interrotti nel 2008 per l’ulteriore
aggravamento della crisi. Sulle relazioni bilaterali, la discussione
continua sui preparativi per la firma di un trattato di pace tra Russia e
Giappone, non essendo stato firmato alcun documento dalla seconda
guerra mondiale. Inoltre, numerosi accordi su progetti economici
congiunti sono stati conclusi con successo. L’autore ritiene che la
discussione sui recenti negoziati serva da sfondo perfetto per alcuni
pensieri personali sul posizionamento della Russia nell’Asia-Pacifico.
Innanzitutto, la Russia deve fare perno sull’Asia molto più
esplicitamente. Tuttavia, questo processo è complicato da una serie di
problemi che riguardano le difficili relazioni tra Turchia e Cina, in
cui tuttavia alcuni segni positivi potrebbero osservarsi. La Russia non è
interessata al ritiro (ipotetico) di Washington dall’Asia
nordorientale, per cui i principali attori, Stati Uniti, Cina, Russia e
Giappone, dovrebbero collaborare per coordinarvisi. Nel formato
esistente delle relazioni russo-cinesi, non ci dovrebbero essere tracce
di legami bilaterali che offrano a terzi l’opportunità d’inserire un
cuneo tra Pechino e Mosca.
Vladimir Terekhov, esperto sulla regione Asia-Pacifico, in esclusiva per la rivista online New Eastern Outlook.
Traduzione di Alessandro Lattanzio – SitoAurora
Nessun commento:
Posta un commento