mercoledì 3 maggio 2017

Veline, propaganda e verità negate


Il raduno dell’ “opposizione” a Mosca, i prigionieri politici in Polonia, i Martiri di Odessa e … i giornalisti servi in Italia

Eh, cosa vi tocca fare per portare a casa una cena calda la sera, cari “giornalisti” Italiani!

A dire il vero mi curo sempre meno e sempre più svogliatamente delle risibili panzane, della servile propaganda e delle quotidiane miserie dei giornali Italiani e Occidentali.

Secondo me si stanno scavando la fossa da soli. Perseverando a prendere in giro i propri lettori con balle sempre più colossali e inverosimili, ogni anno ne perdono ormai costantemente qualche decina di migliaia. 

Per fare un confronto, il mio ultimo articolo per il Saker sul declino Italiano, ripreso poi da molti altri siti, ha avuto un numero di visualizzazioni pari all’11% della tiratura del maggior quotidiano nazionale (che poi tiratura non significa che siano state vendute tutte le copie nè, tanto meno, che tutti i lettori abbiano letto ogni articolo delle pagine politiche o degli esteri). 

Ormai sulla Russia se ne sentono di tutti i colori. Dalle consuete descrizioni ormai abusate degli scaffali dei supermercati vuoti, corredate da fotografie scattate negli Anni Novanta, agli esilaranti racconti di fantasiose rivolte di bambini delle elementari anti-Putin sedate a fatica dalle maestre Putiniane. Dai classici resoconti delle feroci repressioni contro i dissidenti, fino alle originali ricostruzioni di come aerei Russi che volavano a pochi Km dalla propria costa siano passati non lontano da navi Americane che si trovavano ad 8.000 Km dai propri porti, con ovviamente i cattivoni russi nella parte dei provocatori.

Sinceramente non riesco a capire la logica di questi giornali di propaganda al servizio dei regimi Euro-Atlantici. Si illudono di potere attingere alla loro riserva di credibilità da un pozzo senza fondo? 

Pensano che più ne disperdono e più se ne rigenera? Purtroppo per loro dubito che sia così. La credibilità, una volta spesa male, non torna più. E quando è esaurita e ci si rende improvvisamente conto che proprio nessuno ti da più ascolto, si finisce attoniti e spettinati, in un collegamento notturno da oltre oceano, a chiedersi sconsolati: “cosa succederà a noi giornalisti se non riusciamo più ad influenzare il voto degli elettori?

Udo Ulfkotte, uno dei più famosi giornalisti tedeschi. Nel 2014 pubblicò il libro “Gekaufte Journalisten” (“Giornalisti Comprati”) nel quale ammise di essere stato a libro paga della CIA per anni, incaricato di disinformare il pubblico tedesco, e affermò che questa era pratica comune non solo a lui, ma a molti altri giornalisti occidentali. “Per anni sono stato un falsario e una marionetta nelle mani del Governo Americano e della CIA” dichiarò. A chi gli chiese se non temesse ritorsioni per le sue affermazioni Ulfkotte rispose di che ormai poco gli importava della sua vita, e di essere pronto a morire per la verità. Poco più di due anni dopo Udo Ulfkotte fu trovato morto a 57 anni. La versione ufficiale parla di “attacco di cuore”.

L’ultima ondata di Russofobia e Putinofobia (la penultima fu quella dei “russi che picchiano le mogli[1]) è stata trasmessa a reti unificate e testate giornalistiche omogeneizzate in tutto l’Occidente a partire da domenica scorsa, quando una manifestazione di protesta di poche migliaia di persone organizzata dal blogger Aleksey Navalny è stata fermata dalla polizia Russa.

Per comprendere la situazione è importante che tutti capiscano chi sia veramente Aleksey Navalny, il nuovo eroe dei media dell’Occidente.
1) Tre Russi su quattro non sanno chi sia.
2) Alle ultime elezioni il suo partito di riferimento ha preso lo 0,73% dei voti, arrivando all’undicesimo posto tra tutti i partiti che hanno partecipato alle consultazioni (per fare un paragone in Italia considerate i risultati elettorali della “Destra” di Storace o di “Grande Sud – MPA”… ovviamente se vi ricordate ancora che questi partiti esistono).
3) Nel 2010 è stato selezionato dalla University of Yale nell’ambito del “corso di formazione dei leader politici mondiali emergenti.” [2] Trattasi dei percorsi di indottrinamento che hanno formato molti degli organizzatori delle famigerate “Rivoluzioni Colorate” che hanno sovvertito o tentato di sovvertire i Governi regolarmente eletti nello spazio ex Sovietico.
4) Non si fa problemi ad ammettere di essere, fin dal 2006, a libro paga del NED [3], la principale organizzazione Americana atta a destabilizzare le Repubbliche ex Sovietiche. Il NED è uno dei tentacoli della CIA.
5) Non si fa problemi ad ammettere di pagare i ragazzi (spesso minorenni) per spingerli a partecipare ai suoi raduni.
6) È condannato per frode e appropriazione indebita (Prima che Soros iniziasse a foraggiarlo. Adesso evidentemente non ha più problemi di contante).
7) Prima di diventare il paladino della stampa atlantista militava in grupposcoli politici xenofobi e in forte odore di nazismo. Quando era iscritto a “Jabloko” (un altro partitino filo-Occidentale) fu espulso per “razzismo”.
8) Nonostante siano pagate per essere presenti, alle sue manifestazioni si contano sempre poche centinaia, raramente poche migliaia di persone. Troverete più gente alla Sagra del Salame d’Oca in qualche Paese Italiano di poche migliaia di abitanti, che non ai raduni dei “liberali e democratici” di Navalny in una metropoli da 12 milioni di abitanti come Mosca.
9) Specificatamente alla manifestazione di domenica scorsa non è vero che non era stata autorizzata. Era stata autorizzata ma il nostro è uscito volontariamente dal percorso assegnatogli per creare il caso, sicuro della pronta copertura dei media Occidentali
Dunque questo è il personaggio: un po’ signor nessuno in cerca di notorietà, un po’ provocatore e saltimbanco, un po’ pericoloso estremista, ma soprattutto tanto agente al soldo dello straniero.

Grazie a questo curriculum vitae di tutto rispetto i media Occidentali lo hanno eletto a campione delle libertà e della democrazia e ce lo presentano addirittura come “leader dell’opposizione” in Russia (cit. il solito Saviano)

Un po’ come se in Italia definissimo leader dell’opposizione il capo di CasaPound.

 Perché i media occidentali demonizzano tanto Putin, con vere e proprie campagne di stampa coordinate trasmesse a reti unificate e costruite quasi sempre su miserevoli calunnie? Semplicemente perché ha rimesso in piedi la Russia umiliata e sconfitta degli Anni Novanta, la Russia filo-Americana con le pezze al sedere di Boris Eltsin. Putin in 3 lustri ha diffuso il benessere tra la popolazione Russa e ha restituito alla Russia il ruolo che le spetta nel contesto globale. È questo è insopportabile per i teorici del Mondo unipolare. 

Ovviamente nessuno spiega che in Russia esistono veramente due partiti di opposizione di massa: il KPRF e il LDRP, entrambi intorno al 15% dei consensi a livello Nazionale.

Peccato che entrambi questi partiti siano molto più anti-Occidentali di “Russia Unita”, il partito di Putin, e spronino il Presidente a rispondere finalmente per le rime alle continue provocazioni dei regimi Euro-Atlantici, a rinunciare ad ogni forma di dialogo con l’Occidente che da anni sta aggredendo la Russia in tutti i modi e con tutti i mezzi immaginabili. 

Delle vere opposizioni non si parla, perché non fa comodo. Dunque “leader dell’opposizione” diventa il blogger xenofobo con meno elettori di Oscar Giannino. E ci si strappa le vesti perché è stato condannato a 15 giorni di carcere e 325 Euro di multa per turbativa di ordine pubblico.

A parte che qualcuno potrebbe obiettare che, se un politico proviene da un corso di indottrinamento Americano che insegna come fare a pezzi il proprio Paese, se ammette candidamente di farsi finanziare dalla CIA e se ammette altresì di pagare i pochi manifestanti che lo seguono nelle sue piazzate, il capo di imputazione corretto non dovrebbe essere “turbativa di ordine pubblico”, bensì magari “alto tradimento”. Ma soprassediamo e ricordiamo invece un caso analogo a parti invertite.

L’anno scorso in Polonia è stato arrestato un uomo politico che dava molto fastidio alla NATO. (Infatti l’arresto è avvenuto appena prima del summit NATO del Maggio 2016).

Trattasi di Mateusz Piskorski, fondatore del movimento “Zmiana” (“Cambiamento” in polacco) che teorizzava il riavvicinamento alla Russia, l’unità di tutti i Popoli Slavi e un’Europa Unita da Lisbona a Vladivostok, libera dalla presenza di soldati Americani.

Ho provato ad andare su google e a digitare il nome di Mateusz Piskorski insieme a repubblica.it, corriere.it, lastampa.it, rainews.it ecc.

Niente. Non gli hanno dedicato neanche una riga.

Gli stessi giornali che hanno sbattuto in prima pagina la velina preconfezionata dal nostro moderno MinCulPop sul caso Navalny e sulle manifestazioni di Mosca, non hanno accennato neanche a fondo pagina ad un uomo politico Europeo arrestato a causa delle sue idee (reato di opinione?)

Piskorski purtroppo non vive in Russia sotto la tirannide di Putin, ma vive nella democratica e liberale Europa. Quindi non gli hanno dato 15 giorni come a Navalny. A distanza di un anno è ancora dietro le sbarre, e ne avrà presumibilmente ancora per molto.

Come disse Oscar Wilde:  
“Esistono due classi di uomini: i giusti e gli ingiusti. La divisione viene fatta dai giusti.”
In molti chiamano questa UE ormai fallita, soprattutto moralmente, e dalla quale tanti vorrebbero scappare seguendo l’esempio dei britannici, con l’appellativo di “Prigione Europa”. Ne avrebbe ben donde Mateusz Piskorski, l’ex deputato polacco imprigionato e detenuto da quasi un anno a causa delle sue idee. Per il suo caso nessuno spazio sui media Europei. Come nelle peggiori dittature, i prigionieri politici vanno semplicemente dimenticati.

Mi è tornato in mente poi un altro caso. Ancora più triste e penoso.

Venerdì 2 Maggio 2014 ad Odessa, in Ucraina si svolse una manifestazione. Proprio come a Mosca pochi giorni fa.

I cosiddetti “filo-Russi” protestavano contro il governo (golpista) di Kiev e contro il divieto ad usare la Lingua Russa (lingua madre della maggior parte della popolazione dell’Ucraina e di tutta la popolazione di Odessa)

Li hanno messi in prigione per 15 giorni?

No, li hanno bruciati vivi.

I picchiatori neonazisti di “Pravy Sektor”, finanziati dagli USA e dalla UE, hanno inseguito i manifestanti fino ad attirarli in una trappola nella “Casa dei Sindacati” e lì è partito il massacro (dalle 40 alle 300 vittime a seconda delle fonti).

Abbiamo anche le fotografie (agghiaccianti) di come è avvenuta la strage, perché gli assassini le hanno postate loro stessi sui social networks per vantarsi, e le immagini sono state poi raccolte da vari siti [4].

Cosa pensate? La nostra stampa avrà dato almeno un ventesimo dello spazio che ha riservato alla micro-manifestazione di Mosca di domenica scorsa per la cronaca di quella carneficina?

No. Scriveva il Corriere online in una noticina nella pagina degli esteri:
“L’incendio nella sede del sindacato dei lavoratori, a Odessa, nel quale sono morte 38 persone. In questa gallery alcuni momenti dello scontro tra gli attivisti filo-russi e i sostenitori del governo di Kiev.”
Minimizzando dunque il numero delle vittime e senza neanche specificare chi avesse ucciso chi. [5]

 Un altro dei campioni della democrazia e della libertà Occidentali nei Paesi ex Sovietici: il georgiano Mikhail Saakashvili conosciuto anche come “il mangia-cravatte” per una sua poco elegante abitudine. Eroinomane, ha studiato negli Stati Uniti ed è poi tornato in Georgia per realizzarvi, col sostegno Americano, la Rivoluzione Colorata locale, nota come “Rivoluzione delle Rose” (2003). Dopo avere provato a sottomettere la minoranza Osseta con bombardamenti sui civili e un tentativo di pulizia etnica e avere causato in questo modo una sanguinosa guerra, Saakashvili ha portato la Georgia ad un passo dalla rovina economica. Ricercato infine nel suo Paese si è rifugiato in Ucraina in tempo per riciclarsi, a seguito del Colpo di Stato di Maidan finanziato dall’Occidente, come Governatore della martoriata regione di Odessa. Alla fine ha dovuto dimettersi anche da quella carica e la sua avventura politica sembra definitivamente terminata. I danni che ha causato invece sono ancora lungi dall’essere riparati.


Servono altri esempi di disinformazione? Di non-notizie ingigantite e di notizie vere nascoste? Credo proprio di no.

E allora voi, pseudo-giornalisti di politica estera che alimentate la propaganda dei regimi dell’Occidente, voi che vi inalberate (o fingete di inalberarvi) quando un agente della CIA viene messo in prigione a Mosca per 15 giorni, adesso fermatevi per un giro e fate un bel mea culpa.

Carnevale è già passato, ma mi piace immaginarvi, spinti da un improvviso moto di contrizione, mentre andate a cercare tra le riserve di magazzino invendute, per trovare ancora qualche copricapo con le orecchie da somaro da indossare. 

E poi a scrivere un bel cartello:
Sono un giornalista servile e sempre allineato.
Mi passano le veline e tutto quello che faccio io è sostituire qualche termine con sinonimi e metterci la firma.
Quale sia la verità non solo non mi interessa, ma non lo so più neanche io.
Non fa parte del mio compito saperla e svelarla.
Anzi il più delle volte per lavoro devo celarla e mistificarla.
Non possiedo nè il dono del coraggio nè quello dell’originalità e sono abituato ad abbassare il capo e a dire sì.
Mentire per me è diventata un’abitudine quotidiana alla quale sono assuefatto, come il boia che non guarda più neanche in faccia i condannati che deve decapitare.
Del resto, se solo una volta mi rifiutassi di farlo, i miei padroni mi sostituirebbero immediatamente con un’altra nullità come me.
C’è anche la versione per i lettori che credono ancora alle nostre TV e ai nostri giornali:
Sono un lettore gonzo, e mi abbevero in modo acritico alla stampa di regime.
Riescono sempre a farmi credere che il carnefice sia la vittima e che la vittima sia il carnefice.
E per me va bene così.
Non mi pongo domande e non cerco di approfondire.
Non ho mai imparato le parole di Albert Einstein che affermano che il Mondo non è minacciato tanto dalle persone che fanno il male, quanto dagli indifferenti che lo tollerano.
E così, con la mia superficialità, col mio conformismo e con la mia stupidità, contribuisco a rendere peggiore e meno umana la società in cui vivo.

E poi magari anche a mandare una lettera di solidarietà a Mateusz Piskorski, che è ancora in prigione, ma nessuno dei vostri giornali gli ha mai dedicato neanche una riga.

Infine, in mezzo alle tante fotografie delle pietanze e ai goal della vostra squadra del cuore, su facebook a mettere per una settimana, come copertina al vostro profilo, una immagine dedicata ai Martiri della strage di Odessa.

Ma dubito che lo farete. Invece resterete lì tutti in fila, in pantaloncini corti, pronti allo sparo dello starter, per fare a gara a chi si sdegna in modo più convincente e a chi digrigna in modo più fido quando verrà la prossima velina trasmessa a reti unificate dal Grande Fratello Occidentale che incita ai due minuti dell’odio per i terribili crimini di Putin.


Note:
[1] La precedente ondata, solo 2 mesi fa, sempre a reti e giornali unificati nel trasmettere la velina del giorno, fu quella della legge che “permette ai russi di picchiare impunemente le mogli”. In pratica in Russia esisteva una legislazione che puniva di piщ la violenza domestica rispetto ad ogni altro tipo di violenza. Abrogando tale legge la violenza domesticaè stata parificata nelle pene ad ogni altra forma di violenza a prescindere da chi la compia, un po’ come avviene in quasi tutti i Paesi Europei, del resto. Ritenendosi molto furbi i nostri giornalisti hanno fatto passare la notizia dell’abrogazione della legge sulla violenza domestica, senza precisare che i responsabili di tale reato sarebbero stati comunque puniti in base alla legge piщ generale. E’ nata così la bufala dei russi che possono picchiare impunemente le mogli. Ovviamente tutte le televisioni e tutti i giornali d’Europa hanno trasmesso la notizia con la stessa omissione. E poi hanno il coraggio di auto-attribuirsi la qualifica di “libera stampa”…
[2] Ogni anno l’Università seleziona 16-20 politici provenienti dai Paesi dove и necessario “esportare democrazia” per avviarli ad una serie di corsi di aggiornamento. Nell’ambito di tale programma i politici selezionati (“Yale Fellows”) rispondono a livello gerarchico a veterani del Pentagono e del Foreign Office Britannico e ad alti rappresentanti delle Open Society di Soros.
[3] National Endowment for Democracy

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Articolo a cura di Cesare Corda per SakerItalia.it

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