Tre medi dopo la nomina del generale HR McMaster a consigliere per la
sicurezza nazionale, nel febbraio 2017, Trump vi si scontrava
apertamente. Secondo il consigliere della Casa Bianca Steve Bannon,
McMaster cercava d’ingannare il presidente sulla Siria, mentre il capo
dello staff della Casa Bianca, Reince Priebus, impediva a McMaster di
compiere una nomina cruciale.
Trump sarebbe sempre più irritato verso
McMaster, che non riesce a dialogare durante i briefing con il
presidente. In effetti, Trump, secondo tre funzionari della Casa Bianca,
dopo aver letto sul Wall Street Journal che McMaster aveva chiamato la
controparte sudcoreana per assicurarla che la minaccia del presidente di
fargli pagare il sistema di difesa missilistico THAAD non era la
politica ufficiale degli USA, irato avrebbe sgridato McMaster
accusandolo di sottovalutare gli sforzi per fare comprare alla Corea del
Sud il THAAD.
Inoltre, Trump si lamentava in un briefing
sull’intelligence che, “il generale mina la mia politica“,
secondo due funzionari della Casa Bianca. Il presidente ha ridotto gli
appuntamenti con McMaster, le cui richieste d’informare il presidente
prima di certe interviste venivano rifiutate.
McMaster non aveva neanche
accompagnato Trump all’incontro con il primo ministro australiano. In
sostanza, nelle ultime settimane Trump avrebbe espresso rammarico per la
nomina di McMaster.
L’ex-ambasciatore degli Stati Uniti alle Nazioni
Unite, John Bolton, incontrava Trump per discutere di varie questioni
con il Consiglio di sicurezza nazionale, forse con la prospettiva di
nominare Bolton vice McMaster. Il primo conflitto tra McMaster e Trump
si ebbe già alla fine di febbraio, a una sessione congiunta del
Congresso. McMaster chiese al presidente di non usare la frase
“terrorismo islamico radicale”, consiglio che Trump ignorò,
sottolineando nel discorso le parole “terrorismo”, “islamico” e
“radicale”.
Anche la cerchia di Trump cominciava a scontrarsi con
McMaster. Il primo fu Ezra Cohen Watnick, direttore dell’intelligence
del Consiglio di Sicurezza Nazionale. McMaster inizialmente si appoggiò
alla CIA per rimuovere Watnick, nominato peraltro da Flynn, ma alla fine
McMaster cambiò idea su pressione di Bannon e del genero di Trump Jared
Kushner.
In seguito, Bannon e Trump avrebbero imposto a McMaster il
licenziamento di coloro che furono nominati da Obama al Consiglio di
Sicurezza Nazionale, sospettati di fare rivelazioni alla stampa.
L’elenco fu compilato da Derek Harvey, ex-colonnello dell’Agenzia
d’intelligence della difesa, nominato sempre da Flynn. McMaster si
oppose. Infine, il capo dello staff della Casa Bianca impediva a
McMaster di nominare il brigadiere-generale Ricky Waddell suo vice.
Intanto, il segretario alla Difesa degli USA Jim Mattis, secondo un
senatore repubblicano, sosterrebbe la decisione dell’amministrazione
Trump di fornire ai curdi delle YPG, in Siria, armi pesanti per
attaccare la base dello SIIL di Raqqa, a dispetto delle preoccupazioni
di Ankara. Il presidente del Comitato per le Relazioni Estere, senatore
Bob Corker, affermava che è
“l’unica soluzione corretta in questo momento… Gli interessi della Turchia e nostri non sono allineati, adesso. E a un certo punto va presa una decisione“, concludendo che gli Stati Uniti “per un po’ di tempo si spintoneranno con la Turchia“.
E
se mentre Trump accoglie il Ministro degli Esteri russo Lavrov, il capo
dell’FBI, James Comey, veniva licenziato per aver voluto continuare
un’indagine, quella sui presunti legami tra Trump e la Russia, che da
gennaio non ha prodotto una sola prova sull’influenza di Putin
nell’elezione di Trump.
Secondo la Casa Bianca, il licenziamento di
Comey non è legato alle indagini sui presunti legami Trump-Russia, ma
all’inefficienza dimostrata da Comey, nominato da Obama. Comey inoltre
chiuse rapidamente l’inchiesta contro Hillary Clinton sulle fughe via
posta elettronica di segreti di Stato, oltre che sulle rivelazioni sui
suoi traffici con potenze estere (Arabia Saudita). Sempre sul caso di
queste indagini, Comey veniva anche accusato di violare le regole,
ignorando il dipartimento della Giustizia da cui dipende,
“Il presidente Trump ha licenziato il direttore dell’FBI James B. Comey, su consiglio di alti funzionari del dipartimento della Giustizia, avendo trattato erroneamente il caso Hillary Clinton, in tal modo danneggiando la credibilità di FBI e dipartimento della Giustizia”.
Dantr’onde,
l’ex-direttore dell’Intelligence nazionale James Clapper, nominato da
Barack Obama, aveva dichiarato sotto giuramento il 5 marzo che non aveva
alcuna prova della collusione tra Trump e il governo russo, ed anche
l’ex-procuratrice generale Sally Yates non poté portare alcuna prova a
sostegno della tesi sui rapporti tra Trump e i russi. Trump, quando fu
eliminato il suo ex-consigliere per la sicurezza nazionale Michael
Flynn, non aveva abbastanza forze, ma oggi l’amministrazione Trump ha
nominato abbastanza funzionari ai vertici del dipartimento della
Giustizia per poter agire contro Comey e i resti dell’amministrazione
Obama.
Infine,
le aziende del magnate israeliano Beny Steinmetz citavano in giudizio
George Soros, sostenendo che abbia speso 10 miliardi di dollari per una
campagna di diffamazione che le ha private dei diritti su una miniera di
ferro in Guinea.
Soros avrebbe finanziato studi legali, gruppi sulla
“trasparenza”, investigatori e funzionari governativi in Guinea per
assicurarsi che la BSG Resources Ltd. perdesse i diritti sul giacimento
Simandou, nell’aprile 2014, dichiarava la BSGR in una denuncia
presentata al tribunale federale di Manhattan.
La BSGR accusa Soros di
aver diffuso le accuse di corruzione che hanno portato alla perdita di
Simandou; è la prima volta che viene presa un’azione legale diretta
contro Soros.
Nella denuncia, la BSGR sostiene che Soros fosse guidato
da un rancore risalente al 1998, quando non poté acquisire un’impresa in
Russia.
“A Soros, il successo di Steinmetz, così come la sua attiva e appassionata promozione della vita, del business e della cultura israeliana, sono un anatema“, dichiarava la BSGR. “Soros è anche noto per il suo animus da lungo tempo avverso allo Stato d’Israele”.
Simandou è una delle miniere di ferro più grandi del mondo, ed il gruppo Rio Tinto citò in giudizio proprio Steinmetz, accusandolo di aver collaborato con la Vale SA per rubargli i diritti, nel 2015.
La BSGR chiese miliardi di dollari di danni alla Rio Tinto
nel dicembre 2015 dopo che la Rio affermò di aver dato 10,5 milioni di
dollari per consulenze ad un amico del presidente della Guinea.
Anche
Steinmetz fu indagato dalle forze dell’ordine svizzere e israeliane per
tangenti versate per vincere la gara su Simandou. Steinmetz e BSGR
persero i diritti su Simandou, perché il governo guineano scoprì che
furono versati milioni in tangenti anche a Mamadie Toure, quarta moglie
dell’ex-presidente della Guinea. Tale decisione, secondo BSGR, si basava
su rapporti fabbricati dalle società finanziate da Soros.
Toure avrebbe
ricevuto 50000 dollari da un consulente del presidente Alpha Conde e
80000 dollari da un “agente o affiliato di Soros”, secondo la denuncia
della BSGR.
“Il potere finanziario di Soros gli ha dato potere sul governo della Guinea, abusandone completamente. Soros era motivato esclusivamente dalla malizia, in quanto non ha interessi economici in Guinea“, secondo la BSG Resources.
In conclusione, citiamo il sempre solerte “sito d’informazione filo-siriano” al-Masdar
che, va ripetuto per gli ottusi, non è siriano, ma statunitense, e non
ha corrispondenti in Siria, ma redattori negli USA; quindi sono più
lontani dalla Siria del sottoscritto. Al-Masdar aveva diffuso,
con il solito allarmismo che nasconde un’ampia collusione attiva verso
la propaganda e la disinformazione islamista e atlantista, la voce
dell’ammassamento di migliaia di soldati anglo-giordano-statunitensi
che, con il supporto di “400 mezzi da combattimento”, si preparavano a
conquistare non meno della metà della Siria, quella orientale, facendone
un sol boccone.
Fatto sta che le foto utilizzate a supporto di tale
voce riprendevano un deposito per mezzi abbandonati dell’esercito
giordano creato nel 2010 (infatti i mezzi sono malamente allineati,
anzi, ammassati e lasciati tutti all’aperto, in mezzo al deserto, ad
arrugginire sotto il sole senza teloni di copertura). La base in
questione si trova a 50 km dal confine siriano-giordano, ad al-Zarqah.
Ebbene, il numero dei mezzi presenti nel deposito, sostanzialmente non è mutato tra
marzo e maggio 2017.
L’unica cosa che cambia nella base di al-Zarqah è
la disposizione dei mezzi ammassati nel deposito giordano.
Comparazione delle foto aeree: rosso gli stessi mezzi, verde i mezzi differenti. Fonte.
Va ricordato che periodicamente nell’area si svolgono le manovre congiunte Giordania-NATO denominate “Eager Lion”, a cui partecipano anche i reparti speciali italiani.
Alessandro Lattanzio, 10/5/2017
Fonti:
The Duran
Russie Politics
MSN
Moon of Alabama
McClatchyDC
Bloomberg
https://aurorasito.wordpress.com/2017/05/10/resa-di-conti-a-washington-e-finta-invasione-della-siria/
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