(Immagine presa dal web) |
Chi decide di lavorare su di se opera una scelta, la scelta di cambiare,
di non contentarsi di ciò che gli hanno "insegnato" nel corso del
processo educativo e di cercare oltre. Questo desiderio di andare oltre
il conosciuto lo porterà a fare una scelta, a scegliere una via da
seguire per assecondare i suoi bisogni di conoscenza ed evoluzione.
Ogni persona che lavora su di se sa per certo che non esiste una sola
via che potrà portare allo sviluppo del nostro se reale ma, spesso, ce
ne sono tante e a volte capita di perdersi al loro interno. Per questo
bisogna fare attenzione a non avere fretta di arrivare. Fra le diverse
vie che si possono scegliere per dare inizio al proprio processo di
evoluzione attraverso la conoscenza di se c'è la via del guerriero.
Chi segue questa via, abbraccia la filosofia del combattimento allo
scopo di vincere il proprio ego illusorio per poter vivere finalmente
libero la VITA REALE. Tra le tante discipline marziali che si potrà
scegliere di praticare allo scopo di lavorare su di se seguendo la via
del guerriero, vorrei ricordare il Kendo, l'aikido, il Ju-jitsu, il
karate e il kung fu coi loro diversi stili interni.
Accade spesso, però, che molti pratichino le arti marziali al solo scopo
di autodifesa o, peggio, di aggredire gli altri in caso di discussioni
futili. Queste persone non stanno lavorando di certo su di se allo scopo
di evolvere, tutt'altro! Lo scopo delle discipline marziali non è,
infatti, quello di aggredire o di battere nemici esterni.
Il vero scopo delle arti marziali è in linea con la via del guerriero ed
è quello di sconfiggere l'ego con tutte le sue illusioni allo scopo di
vivere liberi ed evolvere in consapevolezza ed equilibrio. In questa
ottica, l'avversario esterno è una proiezione insconscia delle nostre
paure, rabbie, gelosie e di tutte le emozioni negative che continueranno
a governarci se non saremo in grado di sconfiggerle attraverso il
lavoro svolto su di noi.
L'avversario, infatti, CI FA DA SPECCHIO. Quando si affronta un
avversario durante la pratica di una disciplina marziale, non si deve
mirare alla vittoria a tutti i costi. Bisogna solo essere coscienti dei
sentimenti che si provano durante il combattimento al fine di
sconfiggere quelli che non ci permettono di praticare in equilibrio e
presenza mentale.
Bisognerebbe praticare avendo come scopo non la vittoria fisica
sull'avversario (se c'è, ben venga!) ma soprattutto quella mentale sulle
nostre emozioni negative! Questa, secondo me, è la via del guerriero.
Questo l'approccio corretto alle arti marziali. La violenza è sintomo di
paura e, in generale, di squilibrio interiore.
Molti sfogano nelle arti marziali le proprie emozioni negative senza
essere consapevoli della pratica. Queste persone NON SONO PRESENTI AGLI
ALLENAMENTI SE NON FISICAMENTE! Mentalmente non ci sono. Ovviamente si
può praticare anche per puro divertimento o per il piacere di lottare e
vincere il premio in palio o l'aggressore di turno. Questo approccio
alle discipline marziali, però, non è consapevole e non condurrà quasi
mai all'intraprendere la via del guerriero.
La via del guerriero è una via fatta di disciplina, di lavoro su di se
attraverso la pratica delle arti marziali come mezzo per il
raggiungimento dell'equilibrio interiore e del controllo sulle emozioni
negative. Chi segue questa via adotterà un approccio Yang (maschile), in
contrapposizione all'approccio Yin (femminile).
Proprio in ragione del diverso approccio che ci può essere alle
discipline marziali esistono, ad esempio, degli stili di Tai chi che
sono di tipo Yin o Yang a seconda se il loro scopo è il lavoro
incentrato sul respiro e sulle forme (Yin) piuttosto che sul contatto
fisico del combattimento vero e proprio (Yang).
Ognuno può scegliere la via a lui più consona e, all'interno della
pratica delle arti marziali, la disciplina che più soddisferà le proprie
attitudini naturali. L'importante è scegliere la via giusta e cambiarla
se non in sintonia coi propri scopi e con le proprie attitudini.
Vincenzo Bilotta
Nessun commento:
Posta un commento