Non credete minimamente a ciò che dico. Non prendete nessun dogma o libro come infallibile. (Buddha)
venerdì 28 luglio 2017
Baghdad si unisce all’asse Mosca-Teheran-Damasco
Milizie-sciite-di-Hashid-al-Shaabi
Il vicepresidente dell’Iraq, Nuri al Maliki, è arrivato a
Mosca il 23 di Luglio per una visita di quattro giorni e si è riunito in
quella occasione con il presidente russo, Vladimir Putin e con altri
dirigenti russi.
In una sua analisi, il giornale russo La Pravda, ha segnalato
che, durante la visita, Maliki ha dimostrato la determinazione dell’Iraq
a sfidare gli USA, esprimendo la sua opposizione alla creazione di basi
permanenti nordamericane nel paese, denunciando l’appoggio dato da
Washington ai gruppi terroristi e manifestando la sua volontà di
comprare armi russe.
Gli USA hanno speso oltre 2 bilioni di dollari per invadere l’Iraq,
secondo uno studio realizzato dall’Istituto di Studi internazionali
dell’Università di Brown. Questa invasione ha causato grande sofferenza
nel popolo iracheno ed oltre un milione di morti e fu basata sulle
menzogne dell’Amministrazione USA circa le inesistenti armi di
distruzioni di massa dell’Iraq – un qualche cosa che ricorda le attuali
menzogne degli USA circa l’utilizzo di armi chimiche da parte
dell’esercito siriano-.
Pertanto è chiaro che la Casa Bianca ed il
Congresso faranno di tutto per tentare che l’Iraq non abbandoni la sfera
di influenza degli USA. Tuttavia possono realmente fare qualche cosa?
L’Iraq si trova strategicamente localizzato nel Medio Oriente ed è il secondo maggiore produttore di greggiodell’OPEC
oggi. Il paese produce 5 milioni di barili di crudo al giorno, tuttavia
la sua produzione nel 2020 si incrementerà in 8 milioni, cosa che
significa che arriverà agli stessi livelli dell’Arabia Saudita.
Visto che se gli USA utilizzano il settore dell’energia come arma
politica contro la Russia, possiamo concludere che, se l’Iraq sfida gli
USA e si unisce all’asse Mosca-Teheran-Damasco, questo significherebbe una seria sconfittageopolitica per gli USA nella regione del Golfo Persico e nel mondo.
“La guerra scatenata dagli USA ha portato alla distruzione, alla
frammentazione e alla diffusione del caos nel suo territorio”, segnala
Nikolai Sujov, un ricercatore dell’Istituto di Orientalismo
dell’Accademia delle Scienze della Russia. Naturalmente questo ha
portato ad una crescita del sentimento antiamericano in tutte le
comunità del paese, tra i mussulmani sunniti e tra gli sciiti così come
fra i cristiani, che hanno sofferto un duro regime di sanzioni che aveva
privato l’Iraq dei prodotti di base, tra cui medicinali, tra il 1991 e
2003.
Una indicazione che l’Iraq già non si considera un alleato degli USA è
la cooperazione stretta tra Mosca e Baghdad nella sfera militare.
Occorre segnalare che la Russia e l’Iraq hanno firmato nel 2012 un
insieme di accordi sulla cooperazione tecnico-militare per un valore di
4.300 milioni di dollari.
Dopo l’invasione dell’Iraq da parte dell’ISIS nel 2014, la Russia e
l’Iraq hanno rapidamente implementato un contratto per rifornire Baghdad
con armi russe mentre gli USA rifiutarono di consegnare all’Iraq aerei
da combattimento F-16 già pagati. Successivamente, ci sono state molte
denunce di una aiuto coperto fornito da parte USA all’ISIS sotto forma
di aviolancio di casse con armi e munizioni da “misteriosi” aerei ed
elicotteri, secondo quanto hanno segnalato incluso membri del Parlamento
iracheno.
Nel Giugno del 2017, la Russia e l’Iraq hanno firmato un contratto
per rifornire il paese arabo con sofisticati carri armati T-90. In
questo modo la cronologia di acquisti di armi russe da parte di Baghdad
dimostra che l’Iraq preferisce queste ultime a quelle statunitensi.
Nello stesso momento in cui Maliki si trovava a Mosca, il ministro della
difesa iracheno, Irfan Hayali, visitava Teherán il 22 di Luglio del
2017, quando ha firmato con il suo omologo iraniano, Hussein Dahkan, un
memorandoum di intesa sulla cooperazione nel camo della difesa fra i due
paesi.
Al Maliki si incontra con Putin
Questo evento ha rappresentato uno schiaffo di Baghdad dato a Washington perchè
ha avuto luogo in un momento in cui la Casa Bianca accusava cinicamente
l’Iran di essere un “patrocinatore del terrorismo” e stava richiamando
gli alleati degli USA a “isolare il regime iraniano”.
Questo dimostra il fallimento della diplomazia USA in Iraq, paese che ha
sofferto precisamente il terrorismo dell’ISIS e altri gruppi takfiri
wahabiti, tutti patrocinati dall’Arabia Saudita ed altri alleati degli
USA nel Golfo.Per la precisione l’Iran e lIraq si sono ripromessi di rafforzare la
loro cooperazione militare per fare fronte ai terroristi ed estremisti
ed alla loro ideologia. In questo senso, la rivista nordamericana
Newsweek riconosce che entrambi i paesi sono stati obiettivo di attacchi
terroristici e combattono contro questa piaga.
A differenza di quello
degli USA, l’aiuto iraniano è stato determinante perchè l’Iran potesse
frenare prima l’ISIS e poi passare al contrattacco e ottenere una serie
di vittorie contro il gruppo terrorista, l’ultima delle quali è stata la
liberazione di Mosul.Newsweek segnala che gli USA temono una alleanza strategica tra Iran e Iraq.La
rivista enfatizza che i responsabili nordamericani non hanno reagito
alla firma dell’accordo Iran-Iraq.
Loro sanno che tale minaccia impedirà
agli USA di giocare e fare danno, come ha fatto fino ad ora, alla
sicureza dell’Iraq e di altri paesi della regione.Esiste inoltre un fattore religioso in questa alleanza che gli statunitensi non arrivano a comprendere. Due terzi degli iracheni sono sciiti
e condividono le credenze della grande maggioranza della popolazione
iraniana.
Milioni di iraniani visitano i luoghi santi sciiti di Kerbala e Nayaf
ogni anno e i vincoli di tipo familiare tra entrambe le popolazioni si
stanno sempre più estendendo. I centri di apprendimento religioso doi
Qom e Nayf mantengono solidi legami e non occorre dimenticare
l’influenza della Mayaiyah (la Scuola Teológica di Nayaf) nella politica
irachena. I saggi religiosi iracheni non desiderano vedere una presenza
statunitense nel loro paese.
Milizie sciite di Hashid al Shaabi in parata
Altro fattore importante è il consolidamento delle Forze di
Mobilitazione Popolare dell’Iraq (Hashid al Shaabi), che dispongono di
centinaia di migliaia di militanti e sono stati oggetto di una campagna
permanente di ostilità -principalmente mediatica, ma anche in occasione
di attacchi aerei- da parte degli USA.
Gli Hashid al Shaabi hanno
insistito perchè non ci sia una presenza degli americani nel paese e si
spera che questa milizia svolga un importante ruolo nel mondo della
politica irachena. I suoi leaders hanno gradito pubblicamente l’aiuto
dell’Iran e di Hezbollah all’Iraq, e in particolare Hshid al Shaabi, che
condivide molti legami personali e ideologici con i precedenti.
Di fronte a tutti questi fattori, gli USA non hanno alcuna possibilità
di danneggiare l’alleanza che Iran ed Iraq stanno creando e che avrà una
notevole importanza su scala regionale e mondiale.
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