giovedì 20 luglio 2017

Conversazione tipo tra giudice e accusato.

Buongiorno, lei è qui per deporre, lo sa?
– Ce lo so.
In base all’articolo tale della legge tale dell’anno tale, lei ha rubato, quindi ha commesso un reato.
– Non riconosco la vostra legge, è solo il vostro punto di vista.
La legge è uguale per tutti. Lei riconosce di aver commesso un reato?
– No. Riconosco che la vostra legge è un reato.
Giovanotto, qui si parla in termini di legge. Riconosce il reato?
– Nei termini della vostra legge, che non riconosco, sì.
E dica, era cosciente che lei stesse commettendo un reato?
– Conosco fin da bambino ciò che dice la vostra legge.
E allora perché ha commesso reato?
– Perché non è conoscendo la legge a memoria che ci si sfama.
In che senso?
– Vede, voi venite da noi quando ancora siamo bambini e ci insegnate che rubare, secondo la vostra legge, è un reato.

Dunque lo sanno tutti, inutile fare questa domanda. E nonostante tutti sappiano che per voi rubare è un reato, la gente ruba perché non trova i mezzi per vivere come una persona dovrebbe vivere.

Quindi la vostra legge non serve a togliere la causa che scatena il reato, ma solamente a punire la gente. Che senso ha punire la gente, se questa sa benissimo a priori che secondo la vostra legge rubare è un reato?

Credete che basti la punizione per far sparire la miseria dal mondo?

Perché qui si ruba per riprenderci quello che la vostra legge ci toglie. Siete voi che rubate a noi, per far arricchire i padroni. Noi ci riprendiamo ciò che è nostro, e per voi questo, e solo questo, è reato.

La vostra legge non considera reato il fatto che un padrone rubi denari e vita a quelli che lui sfrutta, anzi, voi agevolate i padroni, li tutelate nella loro ruberia. Come potrei riconoscere la vostra legge? E come potrei credere che la vostra legge sia uguale per tutti?

Voi potete anche mandarmi in galera, e ruberete ancora mia vita, ruberete ai miei figli il loro padre, ma questo per voi non è un reato.

Per voi rubare è solo quando noi ci riprendiamo quello che era nostro, cioè la ricchezza che produciamo e la libertà che avremmo per diritto naturale, se voi non ce la rubaste.

I ladri siete voi, e stando così le cose, dato che i criminali siete voi, è un onore per me essere rinchiuso nelle vostre celle, è il luogo dove voi rinchiudete gli sfruttati e i derubati, le persone oneste e libere come me.

La vostra cella è il mio certificato di onestà.


Cloud’s Walden


fonte: http://anarchistintheworld.altervista.org/conversazione-tipo-giudice-accusato/

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