E’ proprio vero: anche quelle che sembrano istituzioni forti
ed incrollabili, anche quegli scenari che sembrerebbero animati dai più
nobili ed incrollabili intenti, finiscono poi con il rivelare qualche
umanissima defaillance, e finire con l’essere vergognosamente
smascherati. Così è stato per l’attuale dittatura italiana, mal celata
sotto le vesti di un ripugnante catafalco ideologico
radical-chic-buonista.
L’altro giorno, in un impeto di ardore misto ad un’ingenuità che ha dell’incredibile,
la immarcescente onorevole Bonino ci ha candidamente comunicato che, guarda un po’,
gli
sbarchi dei clandestini/migranti/invasori, sarebbe stata etero diretta
verso i porti della nostra penisola, grazie ad una specifica richiesta (chiaramente mai resa pubblica, sic!)
da parte del nostro amato governo.
Apriti cielo! Da una parte l’indignazione e lo sdegnoso diniego del
fronte pseudo-buonista dall’altra i grillotti che hanno subito colto
l’occasione al balzo, per erigersi a quanto mai improbabili paladini
dell’identitarismo, con dichiarazioni ed accuse, volte solo a ricuperar
voti e consensi in picchiata. Da altre parti invece, reazioni tiepide ed
in ordine sparso, del tipo “ma era una cosa risaputa”… E invece no!
Il fatto è tanto più grave, in quanto coinvolge un paese ed un popolo
oramai costretti a subire passivamente e senza nulla poter dire, la
costante e silenziosa invasione di migliaia di individui delle più
disparate nazionalità, che appresso si portano solo miseria, sudiciume,
malattie, problemi e, non ultimo, il silente virus della violenza
terroristica e che, per questo bel servizio, debbono pagare di tasca
propria, un prezzo esorbitante sia in termini di esborso di denaro
pubblico che, di significativo abbassamento del tenore di vita e
dell’occupazione, grazie al sempre più massiccio ricorso ad una mano
d’opera straniera, malpagata e senza alcuna copertura, mentre uno stuolo
di giovani e non più giovani connazionali, fugge all’estero in cerca di
più remunerative soluzioni di lavoro.
La scellerata scelta degli ultimi governi italioti in fatto di
invasione migratoria, attraverso la messa a disposizione dei nostri
porti, non è però frutto di una scelta unicamente nostrana, bensì
risponde alla logica di un progetto globale di lungo termine.
Bonino premiata da Soros
I decenni immediatamente susseguenti all’ultimo conflitto mondiale,
sino agli anni ’90 del Novecento, hanno visto coloro che, da quel
conflitto erano usciti sconfitti (Germania, Italia e Giappone),
ricuperare vistosamente le posizioni in ambito economico, sino ma
raggiungere i primi posti nella classifica delle nazioni più
industrializzate al mondo.
L’Italia, in particolare, ha, per lungo
tempo, mantenuto una invidiabile quarta posizione immediatamente a
ridosso delle tre grandi potenze industriali di quegli anni, cioè
Giappone, Usa e Germania, il tutto alla faccia di quei paesi come
Francia e Gran Bretagna che, invece, si ritrovarono a vedersi
surclassati proprio da coloro che avevano sconfitto. Non solo.
Mentre
gli Usa e l’allora Unione Sovietica, si trovavano costretti ad
intraprendere spese militari per migliaia di miliardi, in nome della
corsa agli armamenti, finendo con il divenire loro stessi vittime di
endemici problemi di bilancio ed indebitamento sia interno che estero,
l’Europa Occidentale e l’Italia, nella fattispecie, riuscivano a
mantenere un invidiabile tenore di vita che, né terrorismo, né crisi
petrolifere varie, (tutti evidentemente pilotati nel tentativo di
destabilizzare il Vecchio Continente) avrebbero scalfitto, anzi.
Di fronte a tutto questo andazzo, sicuramente sempre più anti
economico e sconveniente per ambedue i grandi protagonisti del quadro
geopolitico di allora, cioè Usa ed Urss, le grandi centrali del Potere
Finanziario Mondiale decidevano di innestare un graduale processo di
dismissione dell’intero sistema dell’equilibrio del Terrore, partendo
verso la metà degli anni ’80 con la fine delle grandi dittature Latino
Americane, sino ad arrivare alla gorbacioviana “glasnost” ed
all’abbattimento del Muro di Berlino.
Il tutto al fine di permettere la
rimozione di quelle barriere politiche, ideologiche ed economiche che
limitavano fortemente l’espansione dei mercati economici e finanziari.
Nell’ambito di un progetto di espansione dei parametri economici e
finanziari occidentali a livello globale, non ci si poteva certo
permettere di consentire ulteriormente l’esistenza di contesti nazionali
“chiusi”, caratterizzati da un elevato tenore di vita, animato e
sorretto da una forte coscienza dei propri diritti, che di fronte alle
pretese di un mercato che per espandersi richiedeva flessibilità,
aleatorietà e minimo investimento in termini reddituali e previdenziali
sulle risorse umane, avrebbe potuto opporre senza problemi tutte quelle
barriere ideologiche, ma anche politico-legislative ed economiche, che
caratterizzavano lo status quo sino ad allora vigente.
Il demandare via via le funzioni della cosa pubblica ad organismi
sovranazionali nel ruolo di tutori degli interessi dei mercati e ad
accordi in tal senso redatti, non era però sufficiente e, per questa
ragione,
veniva incentivata l’apertura delle frontiere a flussi migratori organizzati,
proprio al fine di diluire, debilitare e deprimere le coscienze dei
singoli contesti nazionali, andando a sostituire gradualmente la mano
d’opera locale, con quella, molto più a buon mercato e facilmente
pilotabile, d’ “importazione”.
E che la cosa non sia, come invece vorrebbe la vulgata ufficiale,
casuale o frutto di disperata necessità, è dimostrato dal fatto che
tutti, ma dico proprio tutti, i flussi migratori verso il Bel Paese,
sono frutto di un orientamento preventivo.
Qualcuno mi dovrebbe spiegare perché, tanto per fare un esempio, noi
siamo terra di migrazione per i filippini e non per i cambogiani o per
gli indonesiani. O il perché della straripante presenza di cittadini del
Bangladesh, piuttosto che dell’India o del Senegal, della Nigeria e del
Congo, piuttosto che della Tanzania o del Madagascar o dello Zimbabwe,
ove, comunque, sussistono altrettante situazioni di disagio, miseria ed
instabilità.
Diciamo che, in base a sottaciuti accordi, i flussi migratori vengono
orientati, indirizzati ed incentivati in loco da rappresentanti di
organizzazioni finto-umanitarie che svolgono un’opera di mefitica ed
ipocrita propaganda presso gli abitanti di quei paesi, paventando la
possibilità di inesistenti paradisi europei, con il risultato di mandare
allo sbaraglio centinaia di migliaia di disperati e di far lucrare la
copiosa schiera di paladini del nostrano buonismo d’accatto.
Poi c’è l’imbecille di turno che ti viene a dire che anche noi siamo
stati immigrati. Inutile dire che, l’immigrazione europea nelle due
Americhe fu fenomeno totalmente differente dall’attuale ondata umana.
Lì, sospinti dalla necessità si andava in terre la cui densità di
popolazione era ridotta al minimo; immense e sconfinate lande selvagge
che potevano benissimo accogliere l’impatto di quelle ondate migratorie.
Qui invece le ondate umane si riversano su realtà territoriali
ridotte, sovrappopolate, la cui composizione etnica, cosa da non
sottovalutare assolutamente, nonostante invasioni e sovrapposizioni è,
da più di tre millenni e passa, inalterata.
Pensare di stravolgere tutto questo, con una forsennata e idiota politica dell’accoglienza significa
fingere che la storia europea non esista e preparare il terreno a nuovi e devastanti conflitti etnici.
Quando un popolo subisce un’invasione di qualunque tipo, prima o poi,
se non è completamente abulico, reagisce. I vari risorgimenti europei,
le due guerre mondiali, la decolonizzazione, le stesse guerre etniche di
fine ’900, e non ultimi, i vari attentati di matrice islamica in
Occidente, dovrebbero averci insegnato qualcosa…. E invece nulla, si
gira la testa dall’altra parte e si continua con una politica folle e
suicida. Intanto, una prima ondata di malcontento ha dato voce e
sostegno ai movimenti cosiddetti “populisti” di mezza Europa.
Paesi come l’Italia, immiseriti dalle varie crisi globali e sull’orlo
di un inarrestabile declino grazie alle politiche ottuse dei vari
governi e governicchi (non eletti, sic!) degli ultimi anni, cominciano
ad essere attraversati da un crescente malcontento e da una diffusa
insofferenza verso il lerciume buonista.
Lo slittamento del varo dello
“ius soli” dovrebbe, a riguardo, essere esemplificativo. Il governo non
eletto Gentiloni ( leggi Renzi-bis), comincia a preavvertire attorno a
sé
il peso del malcontento popolare ed il rischio di
una sonora debacle alla prossima tornata elettorale ed allora con una
coincidenza niente affatto casuale, ecco, come in un vecchia e malconcia
rappresentazione teatrale, uscire da un infeltrito e sporco cilindro,
il solito e spelacchiato coniglio antifascista,
ammuffito e stantio, logorato da decenni di tristi sceneggiate.
Ecco
apparire strani gestori di stabilimenti balneari con effigi del
Ventennio, ecco le cronometriche uscite dell’On. Fiano, con altrettante
ammuffite e stantie proposte di legge, ecco la Presidente della Camera
Boldrini, tutta impegnata nel suo ruolo di novella Giovanna d’Arco di un
antifascismo dal retrogusto della provocazione pre elettorale.
Tutte cose buone solo a far focalizzare il dibattito su cose futili
ed a distrarre l’attenzione della gente dai veri motivi di un giusto
malcontento. In soli tre giorni, sono sbarcati sulle nostre coste, con
il silenzioso beneplacito della nostra classe politica e con l’inanità
delle nostre forze (dis) armate, più di ottomila cosiddetti migranti
(leggi invasori) stranieri.
Ospitati e foraggiati con il denaro di un
popolo, quello italiano, sempre più impoverito, non dimentichiamolo mai.
Mentre quegli stessi che ci parlano di buonismo, di solidarietà, ma
anche tanto lesti a mettere le mani nel portafoglio degli italiani,
continuano a fruire di prebende e privilegi (stipendi, pensioni, nomine,
vitalizi) tali, da rappresentare un vero e proprio insulto a quei
cinque e più milioni di italiani, oggidì viventi in una situazione di
totale disagio economico e sociale.
E qui la sinistra italiana getta la maschera e mostra il suo
vero volto, ipocrita, egoista, incompetente, dittatoriale, fautore di
un’idea di Stato governato da un’oligarchia di illuminati progressisti,
lì a far da contraltare ad un’informe massa di poveri diseredati, senza
né radici, né coscienza, né identità.
UMBERTO BIANCHI
fonte:
http://www.controinformazione.info/bonino-story-le-menzogne-di-una-dittatura-mascherata/
Nessun commento:
Posta un commento