Baldwin Lonsdale
I piccoli Stati-isola del Pacifico
possono essere orgogliosi dell’indipendenza, ma rimangono sotto
l’efficace controllo delle potenze neocoloniali dominanti nella regione,
vale a dire Stati Uniti, Australia e Nuova Zelanda. Questi Stati, da
Palau nel Pacifico occidentale a Tonga nel Pacifico del sud, sono
asserviti al dominio in politica estera, al voto alle Nazioni Unite,
sulle rotte internazionali delle compagnie aeree, sulle
telecomunicazioni e le finanze. Inoltre, i piccoli Stati insulari
affrontano la prospettiva di divenire prime vittime dell’aumento del
livello del mare per il cambiamento climatico.
Alcuni residenti
dell’isola già fuggono dai loro atolli e arcipelaghi e chiedono lo
status di “rifugiati ambientali”, una categoria dell’immigrazione che
poche nazioni riconoscono. Normalmente, la morte improvvisa per attacco
cardiaco a giugno del presidente di 67 anni delle Vanuatu, il sacerdote
anglicano e capo tradizionale Baldwin Lonsdale delle isole Banks, non
avrebbe sollevato il minimo sospetto.
Tuttavia, considerato con altre
morti improvvise di leader del Pacifico negli ultimi decenni, la morte
di Lonsdale solleva dubbi. Per molti isolani del Pacifico, la morte di
Lonsdale è un déjà vu. Sebbene il potere politico attuale a Vanuatu sia
del primo ministro, nel 2015 Lonsdale negò il perdono a 14 parlamentari
di destra condannati per corruzione. Il portavoce del parlamento,
Marcellino Pipite, perdonò se stesso e altri 13 deputati. Lonsdale
rientrando da una visita statale a Samoa annullò subito il perdono,
sostenendo che nessuno era al di sopra della legge.
Pipite fu ministro
degli Esteri del governo conservatore del primo ministro Serge Vohor.
Nel 2004, Vohor creò segretamente rapporti diplomatici con Taiwan, anche
se la Repubblica popolare cinese aveva l’ambasciata nel capoluogo di
Vanuatu di Port Vila. La decisione di Vohor di riconoscere Taiwan fu
successivamente annullata dal consiglio dei ministri. Nel forgiare i
legami con Taiwan, Vohor si affermò da eroe per certi interessi di
destra e contrari allo Stato. Nel 2015, Vohor si ritrovò nuovamente
ministro degli Esteri, ma fu poi condannato per corruzione insieme agli
altri politici il cui perdono fu negato da Lonsdale.
Lonsdale si era già guadagnata l’inimicizia dei più grandi inquinatori mondiali dopo che denunciò Coal India, il commerciante di prodotti anglo-svizzeri Glencore Xstrata e l’azienda petrolifera anglo-olandese Shell
quali maggiori creatori di gas serra e quindi del rapido cambiamento
climatico, devastante per le isole del Pacifico.
Nel 2010, il primo
ministro Edward Natapei fu rovesciato da un voto di sfiducia, mentre a
Città del Messico partecipava a una conferenza sul cambiamento
climatico. Natapei è morto a 61 anni dopo una “lunga malattia”,
chiaramente sorprendente per Lonsdale, scosso dalla morte dell’amico e
alleato politico. Lonsdale era il secondo sacerdote anglicano a divenire
leader delle Vanuatu. Il primo fu padre Walter Lini, fondatore di
Vanuatu e primo Primo ministro della nazione.
Quando Lini divenne primo
ministro di Vanuatu nel 1980, affrontò immediatamente una ribellione
secessionistica nelle isole francofone di Espiritu Santo e Tanna. La
ribellione fu finanziata da un oscuro gruppo “libertario” statunitense
chiamato Fondazione Phoenix, una società di Carson City,
Nevada, diretta da un investitore immobiliare di nome Michael Oliver che
sperava di creare la “Repubblica di Vemerana”, un’utopia libertaria
senza tassa, e che fu già coinvolto in un tentativo degli isolani
bianchi di Abaco, delle Bahamas, di separarsi dal governo centrale di
Nassau.
Lini chiamò una forza militare di 200 soldati provenienti dalla
Papua Nuova Guinea, che mise fine alla rivolta in ciò che divenne noto
come la “guerra del cocco”. Alcuni dei secessionisti ebbero più di un
rapporto di passaggio con l’Agenzia centrale d’intelligence e il
servizio di intelligence francese, il Servizio di documentazione estera e
di controspionaggio (SDECE). Lini irritò Stati Uniti, Australia e Nuova
Zelanda stabilendo rapporti diplomatici con Vietnam, Cuba e Libia e
firmando un accordo sulla pesca con l’Unione Sovietica.
Lui e il suo
partito politico, il Vanuaaku Pati, aderivano al concetto di socialismo
melanesiano ispirato ai leader socialisti pan-africani Kwame Nkrumah del
Ghana e Julius Nyerere della Tanzania. Lini rifiutò l’ambasciata
statunitense a Port Vila. Infastidì anche la Francia sostenendo il
movimento d’indipendenza della Nuova Caledonia, un atto che persuase la
Francia a sostenere segretamete la ribellione di Espiritu Santo. Il
potere politico di Lini cominciò a diminuire dopo aver subito un infarto
nel 1987 durante una visita a Washington, DC.
Lini subì l’ictus mentre
pensava di frequentare la National Prayer Breakfast di Washington,
sponsorizzata dalla Fondazione Fellowship, un gruppo di affaristi ricchi
e influenti politici. La storia della Fellowship o “Famiglia”, come è
meglio nota, suggerisce che il gruppo abbia una lunga storia di legami
con la CIA. Lini non partecipò mai alla colazione di preghiera o
all’incontro programmato con il presidente Ronald Reagan, irritato dalle
differenze di Lini su Libia, Cuba e Unione Sovietica. Il conseguente
malessere di Lini, che gli causò la paralisi del lato destro, lo
portarono a perdere il potere a Vanuatu, e alla sconfitta col voto di
sfiducia del 1991, portandolo alle dimissioni.
Lini morì a 57 anni nel
1999. Durante la carriera politica, Lini fu sempre sorvegliato dai
“Cinque Occhi” tramite l’intercettazione effettuata dal centro
dell’Agenzia nazionale per la sicurezza nazionale degli USA di Waihopai,
Nuova Zelanda, denominato IRONSAND. IRONSAND intercettava regolarmente
le comunicazioni dei leader delle isole del Pacifico. Ad opporsi ai
deputati di Vanuatu condannati per corruzione nel 2015 vi erano Lonsdale
e Ham Lini, ex-primo ministro e il fratello di Walter Lini.
La morte di Lonsdale richiamà l’attenzione sul continuo coinvolgimento
delle potenze occidentali negli affari di Vanuatu. Molti dei deputati
condannati per corruzione hanno collegamenti con il movimento
antistatale Na-Griamel, guidato da Jimmy Stevens, capo
mezzo-tongano e mezzo-scozzese della malaugurata “Repubblica Vemerana” e
del Partito libertario statunitense, entrambi responsabili della
rivolta secessionistica del 1980 a Espiritu Santo e Tanna.
Uno dei capi
della Fondazione Phoenix era il dottor John Hospers, candidato
libertario del 1972 a presidente degli Stati Uniti, che fece anche parte
del consiglio della “Vemerana Development Corporation”, una
probabile facciata della CIA responsabile del tentativo di popolare la
“New Hawai” di Vanuatu con 4000 veterani statunitensi. Uno dei
congiurati di Vemerana era Mitchell Livingstone “WerBell”, un
trafficante di armi della CIA della Georgia coinvolto in una prima
spedizione illegale di armi al “Movimento d’Indipendenza di Abaco” nelle
Bahamas.
La sindrome della morte improvvisa dei politici non si limita a
Vanuatu. Molti isolani del Pacifico sospettano della morte misteriosa
del presidente di Nauru, Bernard Dowiyogo. Il presidente morì
nell’ospedale George Washington a Washington DC, il 10 marzo 2003,
mentre era in visita ufficiale negli Stati Uniti. Dowiyogo,
ex-presidente della repubblica, era ridiventato presidente dopo che il
presidente Rene Harris aveva firmato un controverso accordo con il
governo di John Howard dell’Australia per creare un centro della “Pacific Solution”
di Howard, il programma per ospitare i rifugiati mediorientali e
asiatici a Nauru e Manus, Papua Nuova Guinea, in cambio di denaro.
Dowiyogo, 57 anni, ebbe l’infarto dopo aver firmato un conteso (e
segreto) accordo con i funzionari dell’amministrazione George W. Bush su
vendita di passaporti di Nauru, finanza off-shore e sostegno alla
cosiddetta “guerra al terrore” di Bush.
Dowiyogo morì dopo undici ore di
chirurgia al cuore, mentre era ancora sul tavolo operatorio. I media
sociali riferirono che Dowiyogo morì di complicazioni da diabete. Il
corpo di Dowiyogo fu restituito al governo di Naurua dall’aviazione
statunitense. Il funerale di Dowiyogo a Nauru fu rinviato a causa di
“ritardi” inspiegabili incontrati nel riportare il corpo del presidente
da Washington. La morte sospetta di Dowiyogo non fu la prima né l’ultima
dei leader delle isole del Pacifico.
Il primo presidente delle Palau, Haruo Remeliik, fu ucciso nel 1985. Il
suo successore, Lazarus Salii, si sarebbe suicidato nel 1988. Entrambi i
presidenti morirono dopo aver affermato di opporsi all’accordo di
libera associazione con gli Stati Uniti che permetteva alle navi da
guerra nucleari statunitensi di accedere ai porti delle Palau.
Nel 1990
Ricardo Bordallo, ex-governatore di Guam, che favorì i diritti di
Chamorro sul dominio militare degli Stati Uniti dell’isola, fu trovato
morto per ferita da arma da fuoco alla testa, mentre era avvolto nella
bandiera di Guam. La morte fu attribuita a suicidio. Come Remeliik e
Salii, Dowiyogo fu un netto avversario dei pattugliamenti di navi
nucleari statunitensi nella regione, così come dei test nucleari
francesi nella Polinesia francese.
Poche settimane dopo la morte di
Dowiyogo, il successore a presidente delle Nauru, Derog Gioura, 71 anni,
alleato politico di Dowiyogo, ebbe un attacco di cuore e fu portato in
un ospedale australiano. Più tardi i rapporti dichiararono che Gioura
aveva subito un infarto. Poche settimane dopo, Gioura si disse sorpreso
di sapere che l’amministrazione Bush aveva sostenuto che sei sospetti
“terroristi”, tra cui due membri di al-Qaida, arrestati nel Sud-Est
asiatico, avevano passaporti delle Nauru.
Il 20 marzo 2008, Christina
Dowiyogo, la vedova del presidente Dowiyogo e più longeva prima signora
delle Nauru, sarebbe “morta di notte” a 60 anni, senza ulteriori
dettagli. Madame Dowiyogo era col marito quando morì a Washington.
Nel 1996, Amata Kabua, il primo presidente dal termine di cinque delle Isole Marshall, morì dopo essere stato affetto da nausea e dolori al torace al Queen’s Hospital di Honolulu. Kabua, 68 anni, irritò gli Stati Uniti per le rivendicazioni giuridiche e legali avanzate dai residenti dell’atollo di Kwajalein deportati dall’atollo di Bikini per permettere agli Stati Uniti di testare le bombe atomiche e all’idrogeno nelle loro isole ancestrali.
L’obituario di Kabua affermò che era morto
dopo una “lunga malattia” anche se si lamentò delle sue condizioni solo
un mese prima della morte nelle Hawaii. Persino i capi surrogati dei
“sostenitori” degli USA nel Pacifico non sono immuni da morte
improvvisa, dopo aver affrontato Washington. Il primo ministro del
partito laburista della Nuova Zelanda, Norman Kirk, fu un netto critico
degli Stati Uniti su tutto, dalle navi nucleari nel Pacifico alla guerra
in Vietnam al coinvolgimento di Washington nel colpo di Stato del 1973
in Cile.
Nel 1974, Kirk, 51 anni, morì improvvisamente dopo aver subito
un infarto. Più tardi, il presidente del partito laburista Bob Harvey
invocò una commissione reale per indagare se Kirk fosse stato
assassinato dalla CIA con un “veleno di contatto”. Data la morte del
presidente Lonsdale, tali commissioni investigative dovrebbero essere
create anche a Vanuatu, Nauru, Palau, isole Marshall e Guam (Guahan).
Wayne Madsen, Strategic Culture, 18.07.2017
Traduzione di Alessandro Lattanzio – SitoAurora
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