Il leader della piccola Repubblica di Donetsk, A. Zakharchenko, ha
finalmente annunciato ciò che molti già sapevano, e cioè che l’Ucraina è
uno Stato fallito, che non può riprendersi né politicamente, né
economicamente. Ciò che ha sorpreso, sono le conseguenze tratte. Il
regime di Kiev permanentemente screditato e che ha rovinato il Paese,
rende urgente creare costituzionalmente un nuovo Paese su tali rovine,
la Piccola Russia (Malorossia), per evitare di prolungare la guerra
civile distruggendo ciò che resta dell’Ucraina.
Il processo fu avviato
il 18 luglio. In un quadro realistico e per quanto, come riprenda il
controllo della guerra politica che accompagna il conflitto militare è
da vedere. Il 18 luglio, Zakharchenko tenne una conferenza stampa
dichiarando l’apertura di un processo costituzionale che porta alla
creazione di un nuovo Stato sulle rovine dell’Ucraina screditata,
sovrana e che entri nella comunità di Stati con Bielorussia e Russia.
La
Piccola Russia, o Malorossia, sarà uno Stato multi-etnico federale che
riconosce le lingue regionali e le lingue ufficiali malorussa (ucraina) e
russa. Le regioni devono eleggere e inviare delegati all’Assemblea
costituente. Questa assemblea adotterà la nuova Costituzione da
sottoporre a referendum. Alcuni principi devono far parte di questa
Costituzione, come ad esempio la neutralità militare (che significa non
aderire alla NATO né ad alcun alleanza militare), l’uguaglianza delle
religioni, controllo popolare su politica ed economia (in particolare
nella lotta alla corruzione).
La Piccola Russia rivendica la continuità
legale, prima di Majdan, e non ha intenzione di osservare gli obblighi
legali intrapresi dall’attuale regime. Alcuni aspetti del progetto
lasciano pensare. Come inviare e soprattutto eleggere i delegati
regionali? Cioè, se sono veramente rappresentativi. Come organizzare un
referendum che permetta un riconoscimento internazionale? Ecco perché
questo progetto sembra, per ora, un colpo politico, su diversi aspetti.
In primo luogo, si può prendere il controllo strategico, mentre il nuovo duo russo-statunitense viene invoaat. Non del tutto nuovo, da parte russa, V. Surkov, consigliere del presidente, continua a prendersene cura. Ma dagli Stati Uniti, l’inviato è una personalità ancora da testare. Questo progetto ha una dimensione di “traino” geopolitico. Ad esempio, la capitale della RPD Donetsk è militarmente pronta a garantire la sicurezza dei partecipanti al processo costituzionale.
Nel merito,
mostra anche un’alternativa ideologica con divieto di OGM,
“deoligarchizzazione” del potere e del capitale, rifiuto di riconoscere i
debiti contratti dal regime di Majdan… un misto di elementi seri e
provocatori. In ogni caso, è un piano alternativo a quello proposto da
Kiev, anche se si adatta con grande difficoltà negli accordi Minsk, che
in ogni caso non funzionano. Poi, si può sollevare una vera e propria
discussione sulla legittimità del regime ucraino attualmente vigente:
– Colpo di Stato nel febbraio 2014, in cui erano coinvolti Stati Uniti ed Unione europea a vari livelli.
– Occupazione fisica del potere da parte dei membri armati di Majdan (procura, assemblea, tribunali, ecc).
– Interruzione della regolarità delle istituzioni: rimozione immediata della Corte costituzionale, fusione delle funzioni di presidente e presidente dell’Assemblea, liquidazione dei partiti politici di opposizione e arrivo di “deputati” militarizzati non eletti all’Assemblea, sospensione dei diritti umani e impossibilità dei giudici di indagare su gravi fatti come omicidi politici, strage di Odessa, milizie armate che derubano l’esercito (vedasi il nazibattaglione Ajdar), ecc).
– Incapacità di gestire il territorio dello Stato da parte del regime (perdita di Crimea, guerra civile nel Donbas).
– Elezioni presidenziali e parlamentari svoltesi in un clima di terrore politico (vedasi Le strane prigioni politiche), in tutto il territorio dei seggi elettorali furono arbitrariamente chiusi, i candidati dell’opposizione non poterono svolgere liberamente la campagna, non vi era accesso ai media per tutti i partiti, ecc.
La legittimità dello Stato ucraino, e la sua esistenza sono assai
discutibili legalmente. Senza contare che lo Stato vive oggi solo di
aiuti internazionali, annoverando tra i suoi ministri più stranieri che
nazionali che, svolta la missione, tornano a casa.
Su questo argomento,
la composizione molto “cosmopolita” del primo governo, del dicembre 2014, e l’impasse della governance estera.
E’ davvero così che funziona uno Stato? In tal caso, territori e
autorità locali legittime hanno il diritto di ricostruire lo Stato con
un nuovo patto sociale.
Infine, l’annuncio di questo processo costituzionale solleva speranze,
anche fuori dal Donbas. La popolazione ucraina è stanca del quotidiano.
Si ha il regime senza visti, ma i salari non aumentano, né le pensioni, a
differenza di prezzi e tasse, tralasciando il crimine. E mentre Kiev ha
deciso di censurare internet, nonostante le intimidazioni ai media
(vedasi l’attacco alla rete Inter)),
il parere degli ucraini verso i russi e la Russia ha una tendenza
positiva.
Secondo i sondaggi di giugno il 43% (+ 3% da febbraio) degli
ucraini ha espresso parere favorevole e, viceversa, diminuiscono al 37%
le opinioni negative (46% a febbraio). Sono cifre significative. Quando
Zakharchenko ha detto che l’Ucraina è in un vicolo cieco, aveva ragione.
Questo regime non ha nulla da offrire al pubblico, ad eccezione della
cancellazione dei visti per l’Europa. Ha aperto le porte per andarsene,
ma non sa governare il Paese, nella sua diversità e nella sua
complessità. Questo progetto è rappresentato dalla piccola Repubblica di
Donetsk. C’è un altra via rispetto a radicalismo e odio. Questo
territorio può essere riunito, ritrovando il ruolo di ponte tra Oriente e
occidente. Riprendendosi il proprio passato e l’eredità sovietica nella
loro complessità. Perciò il dipartimento di Stato degli Stati Uniti si
dice preoccupato.
Il Cremlino non ha fatto alcun commento, apprendendo
la notizia dalla stampa. La RPL non sa come posizionarsi. Il Ministero
degli Esteri russo ritiene che le dichiarazioni di Zakharchenko siano
lontane dalla realtà politica. Alcuni esperti ritengono che il leader
della RPD, a suo modo, si ribelli a Mosca, stanco delle esitazioni.
Per
capire il problema di tali dichiarazioni, la cosa importante è decidere
se sia un’azione isolata o una strategia a lungo termine e completa.
Solo gli sviluppi lo decideranno, come è avvenuto con la Novorossia. P.
Poroshenko, da parte sua, sembra avere davvero paura ed è isterico,
minacciando di riprendersi Donetsk e Crimea. La comunità internazionale,
ovviamente, non può seguire questa crisi, perché ha bisogno di
un’Ucraina in rovina, radicale, sottomessa e dipendente come arma
geopolitica contro la Russia. La popolazione è stanca di tali
rivoluzioni colorate e in ultima analisi sanguinarie.
Di questa guerra
civile che non finisce mai. Di questi discorsi di odio. Della povertà e
dell’insicurezza. Ed avrebbe la forza per porre fine a tale follia per
ricostruire il Paese? Non è certo.
Russiepolitics 19 luglio 2017
Traduzione di Alessandro Lattanzio – SitoAurora
https://aurorasito.wordpress.com/2017/07/22/la-malorossia-sostituira-lucraina/
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