martedì 4 luglio 2017

Ex analista della CIA: Gli USA pagheranno con il sangue una guerra contro l’Iran

Portaerei USA
Un ex analista della CIA avvisa circa i gravi pericoli relativi alla possibilità di un conflitto fra gli USA e l’Iran e mette in guardia sul prezzo che potrebbe pagare Washington se dovesse aggredire il paese persiano.
In un articolo pubblicato il mercoledì sulla rivista ”National Interest”, l’ex analista della CIA, Paul R. Pillar, parla delle circostanze per cui si avvicina un conflitto su grande scala tra Teheran e Washington.
L’esperto in sicurezza segnala che la possibilità che abbia luogo una guerra tra le due potenze è maggiore di quanto lo è stata per due decenni e soprattutto richiama Washington a considerare quali  sarebbero gli enormi costi di tale azione.
Il conflitto armato con l’Iran sarebbe un avvenimento enormemente negativo per gli interessi degli Stati Uniti per vari motivi, iniziando per lo spargimento di sangue e denaro statunitense”, assicura Pillar.
Pillar precisa che una combinazione di circostanze ha fatto aumentare il rischio che questo conflitto armato avvenga realmente e menziona che ogni volta lui spera che “ci sia sufficiente riflessione” da parte statunitense circa le conseguenze di questo conflitto.
Ad esempio si riferisce all’aumento della retorica anti iraniana nel paese nordamericano. 
Una “guerra verbale” che afferma si è trasformata in una sostituzione del pensiero e dell’esame attento di quello che per la verità non fa l’Iran. Questo significa, avvisa, che qualsiasi persona che cerchi di creare problemi con l’Iran, grazie alla massiccia propaganda anti iraniana, dispone del vantaggio di poter sommare appoggio pubblico e politico.
Altro tema sarebbe quello delle lobbies che sospingono per aumentare l’ostilità contro l’Iran. Di fatto, si è avuto e continua ad aversi una serie di tentativi focalizzati per generare più problemi conflittuali tra entrambe le nazioni. Il regime israeliano sarebbe uno dei più interessati nel riaccendere un conflitto tra gli USA e l’Iran e, così come ha messo in risalto da quando è arrivato al potere, il presidente statunitense, Donald Trump, si è mostrato preparato per seguire le esigenze e le preferenze del regime di Tel Aviv”.
Un altro motivo che spingerebbe verso un conflitto armato potrebbe essere che, attaccando l’Iran, Teheran darebbe per cancellato l’accordo nucleare o Piano Integrale di Azione Congiunta (JCPOA sigla in inglese), che è esattamente quello che cerca Trump, il quale non si trova nella disposizione di cancellarlo unilateralmente di propria iniziativa.
Dall’altro lato, l’analista fa allusione alle tensioni tra l’Arabia Saudita e l’Iran, che si trovano adesso specialmente tese.
“L’inesperto figlio del re”, Mohamad Bin Salman, di recente asceso al potere, già adesso ha dichiarato che il suo paese “lavorerà perchè la guerra sia portata all’interno dell’Iran ed ha utilizzato lo scarso collegamento tra l’Iran e lo Yemen come scusa per proseguire la guerra che ha trasformato lo Yemen in un disastro umanitario”. Inoltre  Rijad ha  tagliato anche le sue relazioni con il Qatar, il cui delitto è quello di mantenere relazioni più o meno normali e pacifiche con l’Iran”.
Trump con il principe saudita mistro degli Esteri
Oltre all’imprudenza del giovane principe saudita, il Golfo Persico, assieme alla Siria, è un’altra zona dove un incidente fra le forze iraniane e le unità navali USA, nel cortile di casa dell’Iran è paragonabile alle imprudenti ed azzardate manovre delle imbarcazioni della Guardie delle Rivoluzione Iraniana. Un ” incidente” nel Golfo Persico ha forti probabilità di verificarsi.
E’ altamente probabile che gli USA siano trascinati ad una escalation di tensione nella regione, specialmente se si tiene in conto che Trump si è sforzato di mettere in evidenza il suo appoggio incondizionato  ai sauditi.
Saranno quindi i monarchi sauditi a gettare l’esca per la prossima distruttiva guerra nello scacchiere del Medio Oriente? Questa è la domanda che si pone l’ex analista della CIA Paul Pillar.


Traduzione e sintesi: Luciano Lago

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