martedì 13 agosto 2013

Trafficanti di persone


cina tratta
Nel giugno scorso sono stati arrestati in Spagna e Francia i componenti di una gang specializzata nel tratta di esseri umani. Colti in flagrante mentre erano impegnati a trasportare cittadini cinesi in Europa e in America, sono stati catturati in un’operazione congiunta di polizia 75 trafficanti, 24 in Francia e 49 in Spagna; gli altri due, considerati i capi dell’organizzazione, sono stati condotti in carcere a Barcellona, secondo il comunicato riportato dalle autorità locali. Secondo fonti vicine alle forze dell’ordine, gli immigrati irregolari pagavano tra i 40.000 e 50.000 euro per lasciare il proprio paese e raggiungere gli Stati Uniti, il Regno Unito, la Spagna, la Francia, l’Italia, la Grecia, l’Irlanda e la Turchia. Una volta abbandonata la propria terra, affascinati dalle promesse di un avvenire migliore, le vittime della tratta venivano costrette a prostituirsi o a lavorare in nero come schiavi in fabbriche abusive.

L’indagine iniziò circa due anni fa e per motivi di sicurezza è rimasta riservata fino ad oggi. In base a quanto riportato dalla CNN, l’organizzazione delinquenziale era ben congeniata e strutturata efficacemente, divisa in cellule indipendenti al fine di celare le diverse manovre ed evitare l’arresto sistematico dei suoi membri. Commissionavano la produzione di passaporti falsi, in genere prodotti in Cina e recanti le più disparate nazionalità asiatiche, e attraverso una rete di fidati collaboratori presenti negli aeroporti di differenti località estere gestivano in sicurezza i vari spostamenti: quando si rendevano conto che le forze di sicurezza pattugliavano un certo aeroporto, immediatamente cambiavano la destinazione dei clandestini, indirizzandoli in un’altra città per uno sbarco più tranquillo. Una volta che questo era avvenuto, per sfuggire a un’eventuale detenzione, i collaboratori prendevano il primo aereo per la Cina o la Malesia, dove vi rimanevano in attesa di istruzioni per un nuovo viaggio.

Da e verso la Cina. Il mercato della tratta di esseri umani ha accresciuto il suo volume di affari in Cina, un paese che è al contempo fonte e destinazione dei flussi di immigrati irregolari. Come riferisce il sito no-trafficking.org, sviluppato dalla UNIAP (United Nations Inter-Agency Project on Human Trafficking), circa 600.000 lavoratori, in maggioranza uomini, si recano all’estero: un dato, rilevato dal ministero del Lavoro di Pechino, che non rispecchia fedelmente la realtà, dal momento che non considera gli espatri irregolari, circa il 90% sul totale delle persone che lasciano il paese. È da qui che i gruppi criminali traggono fonti di investimento e la materia prima per finanziare e organizzare il traffico di persone.

Ad aumentare è anche il numero di donne e bambine cinesi vendute ad acquirenti stranieri come di ragazze asiatiche (tra i 14 e i 20 anni) costrette a spostarsi in Cina per motivi diversi. Come suggeriscono gli analisti, alla base del traffico transnazionale vi sono lo sfruttamento sessuale, il matrimonio forzato, l’adozione illegale e il lavoro nero. In particolare, il Dipartimento di Stato americano in un rapporto del 2012 (2012 Trafficking in Persons Report) segnala che la politica di limitazione delle nascite congiunta ad una culturale preferenza per i figli maschi hanno generato un distorto rapporto fra i sessi, che ha finito per alimentare l’importazione illegale di donne e bambine straniere, alcune destinate al matrimonio con i cinesi adulti, altre allo schiavismo sessuale nelle strade. Gli strumenti utilizzati per garantire la tratta sono l’inganno, il rapimento, la violenza fisica, l’abuso di potere o il trarre profitto da una posizione di vulnerabilità della vittima. Tra i principali canali clandestini diretti verso la Cina, significativi sono quelli che hanno il punto d’origine in Vietnam, Russia, penisola coreana e Birmania.

Come risulta dal rapporto di quest’anno (2013 Trafficking in Persons Report), i passi compiuti dal governo di Pechino per arginare il problema sono stati modesti: nonostante le promesse di collaborare con attivisti dei diritti umani e di aumentare la consapevolezza pubblica su tali questioni, la Cina figura ancora fra i paesi in cui il fenomeno criminale ha assunto le forme e dimensioni peggiori.

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